Defected Croatia 2017


Avevamo parlato di Tisno, e dei vari festival inglesi che animano la Croazia, qui. Questa successione di eventi è ormai una certezza e se fra i più storici come il SoundWave, o il Love International, alcuni se ne vanno (Electric Elephant è stato spostato in un’isola croata) – altri per contro tornano alla grande. Mentre il Dekmantel migra dall’Olanda alla Croazia per la seconda volta, rimanendo dentro la cauta e intima capienza delle 1500 persone, il Defected Croatia aumenta esponenzialmente le somme.

Non credo ci sia bisogno di presentare la Defected Records, la più famosa etichetta indipendente di musica house mondiale. Chiamarla “indie” suona davvero strano perché – ormai attiva dal 1999 – conta migliaia di releases, compilation, dj-mix, party esclusivi, locali partner in giro per tutto il mondo e diverse sotto-etichette tematiche. La Defected è il tempio globale della musica house nelle sue accezioni più classiche: disco, soulful, funk e deep; organizza diversi party in club di tutto il mondo: Regno Unito, Indonesia, Giappone, Stati Uniti, Spagna e – con questa seconda edizione – anche in Croazia.


Ad una settimana esatta dal festival si registra il sold out dei 3000 biglietti venduti in abbonamento. Restano disponibili solo quelli per i singoli giorni e per qualche festa in barca.

Tantissimi punti rimangono praticamente invariati rispetto a quelli descritti due anni fa:

il festival è frequentato dal 70% di inglesi, seguono tedeschi, francesi e qualche croato (i più scalmanati, che osano cimentarsi in torri umane formate da 3 persone ognuna seduta sulle spalle dell’altra). Pochissimi italiani, giusto una decina: due noi, tre con cui non abbiamo attaccato bottone, i 4 fonici e un paio di campani che sono stati mandati a vendere pasticche e coca sicuramente tagliata col bicarbonato. Si riconoscono in un baleno: tatuaggio col nome sulla tempia, cappellino di squadra da basket leggermente appoggiato sulla testa – fino ad un paio di anni fa avevano tutti le finte t-shirt di Marcelo Burlon, oggi invece canotta e pinocchietti in jeans.

Le magliette di Burlon le hanno lasciate a qualche dj.

Arrivati con tutta la calma del mondo a festival già inoltrato, giriamo per renderci conto che nulla è cambiato rispetto agli altri anni. La posizione degli stage è la stessa e anche quella dei vari stand è rimasta immutata per ovvie impostazioni logistiche. Tutto lo staff del Defected è rigorosamente inglese, quattro fonici sono italiani e gran parte del service audio è stato noleggiato in Italia, Bologna in testa.

Defected è sinonimo di macchina lavorativa instancabile e brandizza praticamente tutto. Lo staff è munito di maglia e portachiavi al collo; taxi e auto di cortesia hanno il logo dappertutto; il main stage è incorniciato da bellissimi pannelli rainbow, i teli forati militari bianchi attutiscono il caldo torrido. Per placare la sete non resta che buttarsi al mini-market a servizio dei campeggiatori, che ha bevande scontate di circa 5-7 kune (1€ scarso) rispetto ai bar ufficiali.

La limpidissima caletta di mare del Garden Tisno è suddivisa in pineta con scogli ed amache, beach stage dove si balla sul cemento, spiaggia dalla ghiaia fine, ultimo metro fornito di passerella che collega la terraferma alle varie feste in barca. Da un anno hanno montato una penisola in stile tiki per rilassarsi sopra i materassini gonfiabili e, a 5-6 metri dalla riva e due piattaforme su cui prendere il sole e fare i tuffi.

Le offerte non finiscono qui: si possono noleggiare barche, moto d’acqua, pedalò, canoe oppure rilassarsi nel centro massaggi all’aperto e sempre ombreggiato. Qualcosa in più rispetto a due anni fa e decisamente tutto di più rispetto al bellissimo ma poco fortunato Odyssia Festival dell’anno scorso.

Defected equivale anche a house music dalla cassa dritta, sempre melodica, spesso cantata ma che, nella maggior parte dei casi, parte un po’ troppo grintosa soprattutto nelle calde ore del primo pomeriggio. E se la sera prima sei tornato alle 6 del mattino in chissà quali condizioni e/o ti sei anche fermato fino alle 10 del mattino agli after-party più o meno clandestini nello stabilimento balneare accanto – il Vortex – ricominciare subito col ritmo martellante alle 2 del pomeriggio, quando non sai se calarti una birra, un gaviscon o un oki, non è forse la migliore delle cose.

Fra una cosa e l’altra cala il sole, ci accingiamo al Beach Stage dove Fred Everything e poi DJ Spen fanno ballare l’intera piattaforma; non c’è un centimetro quadrato libero e tutti saltano all’unisono al suono di Loleatta Holloway, Sylvester e Earth, Wind & Fire; il Main Stage è caldissimo per la performance tribale dei Black Motion: un dj e tre percussionisti che scattano da una struttura all’altra liberando i propri corpi ai ritmi fisici dei tamburi, delle tablas, delle campane e della batteria: puro body & soul.

Il giorno successivo ha visto un cambio di ordine dei due boat parties, quindi ci siamo persi quello a cui puntavamo: il Glitterbox party con Simon Dunmore, Luke Solomon e Purple Disco Machine. Peccato ma non troppo in fondo, visto che li ritroveremmo in giro per altri stage. Purple Disco Machine rappresenta forse una delle punte del festival con la sua disco vecchia rivisitata in chiave contemporanea: arpeggiatori a più non posso, bassi slappati super funk, remix di Jamiroquai e chi più ne ha più ne metta per cavalcare questa bellissima e glitterata onda disco-house fisica e sensuale.

Poi è la volta di Claptone, uno dei nomi più attesi in questo festival; lui arriva vestito come al solito: giacca, cravatta, bombetta e maschera da monatto. Peccato che la sua tech-house decisamente tamarra e tirata rispetto al resto del festival ci faccia annoiare e ci trasporti verso il beach-stage, dove uno dei Crookers sta tenendo viva la pista con la sua esplosiva miscela di electro-house ritmata, con diversi stop&go e cantata quanto basta per far preferire questo angolo semi-acquatico al main stage.

I Basement Jaxx, che succedono a Claptone nel main-stage continuano sulla stessa linea di pressione sonora, ma puntano ancora più sull’accelerazione. No, questi act non fanno proprio per noi.

Il giorno successivo sarà la volta di Luke Solomon a scaldare la pista più disco prima dei Nightmares on Wax. Il colosso della Warp Records abbandona ogni sua produzione trip-hop e downtempo per cimentarsi in un solare set classic-disco, accompagnato dal percussionista Shovell che spesso è sceso a suonare e ballare in mezzo agli attendenti.

Il main stage si rivela una bomba all’insegna dell’house contempornea ma dall’approccio più classic: Roger Sanchez, Sonny Fodera e MK sono i re indiscussi della giornata.

Sonny Fodera è uno dei più attesi per questo giorno; è poliedrico, predilige un’ampia scelta di pezzi cantati, un grosso uso di sample e il continuo passare e ripassare da un pezzo all’altro. Pura energia con Alison Limerick, Daft Punk, Robin S. Finché non mixa un suo brano con “Freed From Desire” di Gala, brano storico italo-house che ha sconfinato in tutta Europa: il main stage esplode letteralmente intorno a questa bomba.

Marc Kinchen aka MK sembra un pischello, nascosto sotto al suo cappellino, ma sforna dischi dal 1989 ed è uno degli artisti che da sempre è in Defected. La sua house-music, deep ma allo stesso tempo soulful è potentissima, ti riempie con i bassi e le vibrazioni ma allo stesso tempo ti libera col canto. “Burning” e “Love Changes” sono dei veri inni che lui ripropone sempre con grande piacere, suo e del pubblico.

Ultimo giorno in relax fino alle 17:00 quando saliamo sulla barca del D-Vine Sound, mini-roster creato attorno a Sam Divine, una delle punte dell’intero festival. Jess Bays scalda questo boat party praticamente al femminile (apre per qualche pezzo Sy Sez ma l’attenzione è tutta per le nostre dame) con un mix fra nu-disco, house music e old-skool; Maya Jane Cole si mischia agli Chic e ai Daft Punk, ma il tappeto rosso si stende per lei: Sam Divine. Regina acclamata del festival, disponibilissima per le foto con tutti, lei è bellissima, attiva nei circoli LGBT, ed è l’artista che la Defected ha promosso di più in questo ultimo anno facendola suonare quasi tutti i giorni fra boat-parties, main-stage, beach-stage e il Barbarella’s notturno. Il boat party è un successo assicurato al quale presenzia anche Simon Dunmore, il capo dei capi, deus ex-machina della Defected.

Approdiamo e ci comunicano che c’è stato un problema sul main stage e i due artisti di punta si esibiranno nello stage sopra al piccolo molo.

Kenny Dope, maestro indiscusso della vecchia Strictly Rhythm avrà un palchetto più intimo, ma non dal suono meno potente, sul quale presenterà un set alquanto innovativo per i suoi standard, tralasciando tutti i “classici” che ognuno avrebbe voluto sentire – ma che, in un modo o nell’altro, ha sentito nel corso del festival per mano di altri dj.

Dennis Ferrer ha potenziato il tutto aggiungendo i suoi classici ritmi tribali e atmosfere dark, concludendo in maniera magistrale il festival.

Il Barbarella’s, la discoteca all’aperto ufficiale di tutti questi festival, si prende la briga di far proseguire i party da mezzanotte alle 6 del mattino, puntualmente servita da navette ufficiali e taxi a basso costo. Sulla pagina ufficiale di facebook, un mese fa, Defected aveva anche allertato i propri ospiti ad informarsi prima con i taxi, pubblicizzando varie tariffe, onde evitare delle puntuali truffe a carico dei partecipanti e sì, anche questo fa parte dell’ottima organizzazione del festival.

I party notturni più entusiasmanti sono stati quello marchiato Glitterbox e Classic Music Company. Nel primo, un divertentissimo Kiddy Smile ha scaldato la pista per Aeroplane e per Spen & Karizma.

Il duo si è cimentato nella più classica disco-house senza tralasciare momenti più intensi e più adatti ad un pubblico notturno (ci siamo capiti) – per poi violentare in conclusione tutti i tasti dei CDJ all’insenga di sample, loop che si ripetono, voci e cori che vanno e vengono, parti di brano che si sovrappongono: insomma, tutta la tecnica più virtuosa che si possa eseguire con tasti, levette, fader, volumi ecc.

Il party Classic Music Company ha visto il trionfo indiscusso di Honey Dijon, pantera di Chicago, che ha seppellito letteralmente gli altri due dj maschi. Entrata dopo il vecchio amico Luke Solomon ha letteralmente stregato la pista con la sua veloce house tribale piena di tonalità medio-basse, percussioni e melodie che uscivano da un’intricatissima giungla. Ogni tanto pescava qualche brano latin, qualcun altro gospel, ma sempre ripassati al ritmo più sfrenato.

Eli Escobar, il vero headliner, ha proseguito ormai nella perenne ombra della collega la quale, alle 6 del mattino, ha salutato tutti con “I want You” di Sylvester, ringraziando colleghi e amici, ringraziando la sua passione per la musica house che le ha fatto lasciare la danza portarla dietro la consolle.

Ha ringraziato tutti gli attendenti del Barbarella’s e del festival e li ha esortati con un bel “thanks every one of you and please keep the house music alive”.

 

Momenti locura:

  • il video ufficiale (con il sottoscritto, dal minuto 0:27 a 0:30)
  • tutto il set dei Nightmares on Wax
  • il percussionista dei Nightmares on Wax che ci rincorre per ringraziarci perché “people needs your energy”.
  • Aver beccato in diretta Sonny Fodera che viene cazziato dal product Manager della Defected perché il dj australiano avrebbe preteso una hawaiian-pizza (sì sì, quella con l’ananas sopra) che il ristorante non aveva e, dopo aver mangiato comunque, se la stava svignando con la fidanzata senza aver pagato il conto. Sgamati e cazziati !
  • La coppia ragazza/ragazzo che animava il Barbarella’s a gara di vogueing.
  • Simon Dunmore, Il capo della Defected Records ha tempo per tutti. Riesce a chiedere a tutti “everything’s allright?”; fa foto con tutti, ascolta tutti e se qualcuno lo chiama che lui è già salito sul palco per comunicare qualcosa agli addetti, scende e fa foto, dà baci, abbracci e stringe mani a non finire; lo trovi da solo sulla panchina; con i migliori dj del roster; lo trovi al merchandise che vende tappetini e lo trovi in bagno di fronte a te. Credo che il suo livello di umiltà sia sconfinato; se non fosse per lui tutto ciò non esisterebbe e se tutto funziona è per merito suo. Potrebbe fare il cazzone, fregarsene, salutare solo chi gli pare, credersi stocazzo come qualunque addetto al guardaroba si sente qui in Italia. E invece no.