Beach Fossils: quattro date in Italia tra agosto e settembre
Beach Fossils: quattro date in Italia tra agosto e settembre
Beach Fossils: quattro date in Italia tra agosto e settembre
Doveva essere l’anno scorso, invece è quest’anno. “See you again in 25 years” (diceva Laura Palmer al termine della seconda stagione) salvo rinvii, appunto. Un cast stellare messo a mo’ di specchio per le allodole a disposizione dei detrattori (ovvero tutti): “Troppa gente, troppe star, sarà una porcata”. Un museo del fan service ipotizzato a cui il regista statunitense, osservando i primi due episodi d’apertura, va bellamente in culo – poi magari crolla sul finale/a metà /rimane sui livelli; per il momento le chiacchiere stanno a zero.
Quest’anno è particolarmente intenso per Levante, che vede l’uscita dell’album e della prima fatica editoriale in forma di romanzo: Se non ti vedo non esisti. Scelta da giocatore di poker in stile Mark Wahlberg in The Gambler (pessimo film del 2014), remake del film 40.000 dollari per non morire del 1974: gioco tutto, se va bene faccio il botto, se va male… Non va male. Alla fine film come questi finiscono sempre bene. Levante ha scommesso tutto sul 2017; a fine anno tirerà le somme, tanto spettano solo a lei.
The Weather, settimo album dei Pond capitanati dell’ex bassista dei Tame Impala Nick Allbrook, propone un cambio di registro sostanziale soprattutto nelle tematiche in oggetto. Dopo l’ottima prestazione al Coachella e la presentazione ufficiale del nuovo lavoro a San Francisco (nell’Aprile scorso), la band, sotto l’occhio vigile di Kevin Parker (alla produzione), segna un tracciato psichedelico variopinto e ampiamente introdotto dai tre singoli promozionali.
Mezz’ora abbondante condita addirittura da un accenno di synth (“Happy Being Miserable”) e di musica calypso (“The Sound of two Voices”): ma questo solo perché i nostri sono ormai over-40 e hanno allargato un po’ i loro orizzonti. “Blurred Vision” non stonerebbe all’interno di un album dei Paramore o di Avril Lavigne. “Say it don’t Spray it” sembra addirittura manifestare dissenso nei confronti di chi si combatte a suon di graffiti. Un improbabile manifesto anti-bombing di una generazione ripulita che si è ormai lavata le mani dalla vernice delle bombolette? Quindi, tornano al quesito di cui sopra: ha senso suonare pop-punk a 40 anni? Inutile trovare una risposta, meglio far ripartire l’album dall’inizio.
Annunciata la line up completa del MI AMI Festival 2017, che si terrà dal 25 al 27 maggi a Milano.
L’Orodiscopo parla di te: sono una serie di segni “zodiacali” che riguardano i tuoi ascolti. Ogni segno infatti definisce una particolare tipologia di ascolti musicali, o di atteggiamento nei confronti della musica: a te scoprire quello, o quelli che ti sono più affini! Guarda le schede per cominciare a orientarti.
Non è così inusuale, specie dall’inizio del nuovo decennio, assistere ad un approccio stilistico trasversale da parte delle formazioni underground. Dal plauso unanime, che ha accolto i mutamenti compositivi di band come i The Horrors (solo un esempio) – passati dal Garage in stile Nuggets allo Shoegaze, per poi infilarsi di testa nelle derive Post-Punk – si è generata lentamente una convinzione poggiante sul concetto di “estetica universale”: uno e tutti, i generi – a seconda dell’ispirazione.
La fine dei vent’anni rappresenta uno spauracchio generazionale da tempi immemori; la crescita, non è mai a costo zero e l’invulnerabilità adolescenziale lentamente si dissolve sotto i colpi delle inevitabili responsabilità. Pace. La musica da questo sentire ne ha tratto forse le cose più belle, e i Temples seguono gli ormoni al pari della propria crescita come esseri umani e musicisti.
Emidio Clementi/Corrado Nuccini: le date del tour e un nuovo album
La recensione del secondo capitolo della saga “Smetto Quando Voglio”. Precari di tutte le città universitarie, unitevi!
Che la Bronson Recordings si stia lentamente consolidando grazie ad uno scouting intelligente votato alla ricerca delle migliori formazioni Rock del territorio (Romagnolo e non) é oramai cosa nota. Da quella corona a sei punte che furono i primi 7″ – su tutti quel “Twin Peaks” a firma Ronin (Ndr) –, all’ultima fatica firmata Micah P, Hinson sono passati nel frattempo sei anni: a riprova del fatto che le cose in casa Bronson si fanno seguendo una logica, e soprattutto un’estetica.
Not The Actual Events è un breve manifesto industrial nero come la pece, in cui il disagio, l’inquietudine spasmodica e solitaria fanno capolino tra le maglie del suono. È una perfetta colonna sonora di un cortometraggio che non esiste.
Un percorso che risucchia e rielabora in modo molto personale tutta una gamma di suoni acidi, di viaggi Jazz e impronte Kraut: dipingendo trame capaci di edificare un suono familiare e dilatato, di ampio ascolto. Viaggi interspaziali con piste d’atterraggio soffici come parti inglesi, mari leggermente increspati dalla brezza notturna su cui planare. Un canto delle sirene rivolto al cosmo, nel tentativo di attrarre extraterrestri intercettati durante un sogno. Un richiamo lento, ipnotico, dilatato, extrasensoriale. Good Vibes.
Qualche spunto per rimanere abbracciati alla scena nostrana anche durante il passaggio di consegne annuale, roba per nobilitare i vostri altrimenti asettici cenoni. Quattro dischi, come quattro Kata per i vostri demoni.