No-man – Together we're stranger

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Non sono in molti a conoscere gli interessi extra-Porcupine tree di Steven Wilson. Uno di questi interessi si chiama No-man, progetto in cui il grande Steven ha deciso di destinare tutte le sue tentazioni electro-ambient sperimentali.Chi dovesse pensare che siamo di fronte al classico progetto secondario cadrebbe in errore, dal momento che per buona parte della sua carriera Steven ha sempre considerato i No-man il suo progetto principale. Qui Steven si occupa solo degli strumenti, dal basso alle chitarre, dalle tastiere alle batterie elettroniche, mentre dietro al microfono staziona uno dei cantanti con la voce più calda e sensuale di sempre, ovvero Tim Bowness e sentendolo cantare possiamo tranquillamente capire da chi Steven prende spunto per le sue performances vocali nei Porcupine Tree. Nel corso degli anni i No-man hanno pubblicato molti albums, alcuni dei quali caratterizzati da illustre collaborazioni come Robert Fripp e Mel Collins, toccando generi che ruotano intorno all’elettronica e all’ambient, talvolta approdando addirittura a sonorità quasi dance. Ma è veramente impressionante come l’inconfondibile stile compositivo di Wilson sia sempre emerso chiaramente, tanto da permettere di colpire positivamente anche chi fosse estraneo a questi generi. Non dovete quindi pensare alla proposta dei No-man come un qualcosa di esclusivamente elettronico: possiamo trovarci molti episodi che ricordano certe cose del David Sylvian solista, pertanto intrisi di una calda e suadente melodia. Le composizioni destinate ai No-man potrebbero tranquillamente essere destinate ai Porcupine Tree, quello che cambia sono gli arrangiamenti, qui volutamente più soft, minimali e elettronici.
“Together we’re stranger” arriva dopo due anni di distanza dall’ottimo “Returning Jesus”, album che aveva il sound più acustico dell’intera discografia, dovuto ad un uso stranamente massiccio della batteria acustica. Per questo disco Steven e Tim preferiscono ridurre al minimo l’ossatura ritmica, ridotta spesso al solo scandire di un ride o di un charleston elettronico, e ricorrere allo sviluppo delle dinamiche ambientali ottenute grazie alla graduale crescita di strumenti quali chitarre elettriche pesantemente ritardate e reverberate, piani filtrati, tastiere evocative, accanto ad un sapiente uso di effetti sonori e rumori di ogni tipo. Spesso si cerca di far convivere sonorità prettamente ambient e elettroniche con altre squisitamente acustiche e il risultato che si ottiene è davvero affascinante. E’ il caso del primo lungo e bellissimo brano diviso in quattro parti, dove tutto questo è splendidamente arricchito dalla profonda voce di Bowness, che nella terza parte si rende protagonista di un coro in perfetto Porcupine tree style. La musica dei No-man è un alternarsi di immagini sbiadite, di colori dai toni pallidi, di emozionanti crescendo che faranno la felicità di chi cerca atmosfere ipnotiche e sognanti, come la lunga ballata “Photographs in black and white”, dove il “porcospino” emerge ancora una volta nell’uso della chitarra acustica e soprattutto nello splendido ed emozionante special finale con tanto di voce filtrata e toccanti interventi di clarinetto. I toni si fanno sempre più soft e acustici , e con essi arriva la bellissima “Back when you were beautiful”, uno dei momenti più intensi dell’intero disco, con un break centrale da brividi lungo la schiena e un inciso che non uscirà presto dalla vostra testa. Chiude “The break-up for real”, grande pezzo d’atmosfera con la voce di Tim ancora in evidenza. Per quanto mi riguarda “Together we’re stranger” rappresenta uno dei migliori dischi dei No-man, nonchè una delle più interessanti uscite di questo 2003, pertanto invito tutti gli amanti della musica di qualità ad avvicinarsi a questo lavoro senza dubbi :scoprirete un ulteriore e affascinante lato di quel genio che tanto vi ha conquistato con “In Absentia”.