Brooks, Lonnie – Live from Chicago

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Una delle qualità del blues che da sempre apprezzo di più è quella di saper confluire in se stesso, in differente misura, elementi di tutti gli altri generi di musica nera senza risultare mai disomogeneo o forzato. Si possono trovare bluesman che nella propria musica uniscono soul, swamp, R&B, jazz, r&r, Zydeco con una naturalezza disarmante. Uno dei maggiori esponenti di questa schiera di variegati musicisti è certamente Lonnie Brooks. Nato in Louisiana, terra dai mille suoni, trasferitosi poi in Texas, il nostro ha iniziato a suonare da professionista nella band di Clifton Chenier: Questa esperienza lo ha fatto venire a contatto con il coloratissimo mondo dello zydeco in tutte le sue varie sfaccettature. Spostatosi a Chicago Lonnie inizia a dedicarsi al blues urbano suonando per un certo periodo con il grande Jimmy Reed. All’epoca egli si presentava al pubblico con il soprannome di Guitar Jr. ma un singolare caso di omonimia con una altro bluesman della windy city lo costrinse a cambiarlo in Lonnie Brooks (il suo vero nome è Lee Baker Jr.). Per tutti gli anni 60 e 70 Lonnie suona dal vivo nei locali di Chicago e incide dischi per diverse etichette della metropoli, Chees compresa. Questa sua grande attività gli fa guadagnare una certa fama permettendogli di partecipare allo show itinerante “Chicago Blues festival” con il quale viene a suonare anche in Europa. Nel corso degli anni lo stile di Brooks si è affinato in una esplosiva miscela di suoni tutti incentrati sul suo efficacissimo ed irresistibile stile chitarristico. Nel 1979 il nostro firma un contratto con la Alligator e pubblica lo splendido “Bayou Lightning”, da allora la sua è una ascesa continua. In questo “Live From Chicago” possiamo apprezzare a pieno tutta la forza del suo sound e quella grande carica live che è uno degli elementi fondamentali del suo successo. Il disco si apre con “Two Headed Man” un texas blues duro ed efficace che mette subito in mostra le sue grandi doti di cantante dallo stile fortemente ispirato dal soul. La successiva “Trading Post” è un R&B di grande efficacia in cui si apprezza il bel lavoro dell’organo (Tom Giblin) e tutta la maestria chitarristica di Lonnie che culmina in fenomenali assoli in tipico Chicago style. Sempre sopra le righe la sua prova canora. La potenza del suo tono roco e baritonale è uno degli elementi chiave della musica di Brooks, tipico esempio di questa caratteristica è la seguente “In the Dark” uno slow blues dalle forti venature R&B . In questa song la voce del bluesman della Louisiana raggiunge livelli da vero soul man tale è la forza e l’espressività del suo cantato. Il ritmo ritorna alto con “Got Me by the Tail” un blues R&B dai forti accenti della Louisiana. Lo show entra nel vivo, Brooks incita il pubblico, parla e poi si scatena nella travolgente “One More Shot” ,uno dei maggiori successi di JB Lenoir, un R&r anni 50 davvero irresistibile con tutto il pubblico che segue Lonnie nel bellissimo ritornello. Si prosegue con “Born With the Blues” introdotta da Lonnie che carica gli spettatori con i suoi “Yeah!!” seguiti da una scarica di “i’ve got the blues” che sfociano in uno strepitoso assolo di chiatarra. La canzone è un classico Chicago blues nel quale Lonnie fa bella mostra di tutto il suo stile sia al canto che alla chitarra. Grande pezzo, mi piacciono molto i dischi dal vivo fatti in questo modo così vero e genuino.” Eyeballin’” è uno swamp blues simpatico e divertente mentre “Cold Lonely Nights” è ancora uno slow tiratissimo davvero da brividi. Ormai Lonnie ci ha preso gusto e si cimenta nella grandiosa “Hide Away” il superclassico di Freddie King. Ottima prova tutta incentrata sul ritmo e sulla forza del sound della band. Si chiude con “You Know What My Body Needs” uno dei classici del suo repertorio, presente in Bayou Lightning : si tratta ancora di un blues lento uno di quelli che al nostro vengono decisamente bene in cui può dar sfogo a tutta la sua grande energia di eccezionale live perfomer.
“Live From Chicago” è un ottimo disco di blues dal vivo che ci permette di ascoltare un grande bluesman in quello che il suo habitat naturale cioè il palcoscenico.