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Ci sono alcuni dischi che sono importanti perché hanno lanciato un modo nuovo di concepire e suonare la musica o perché hanno imposto al mondo lo stesso. Altri sono importanti per via dei testi, per i contenuti e per quello che essi hanno suscitato nella gente che li ha ascoltati. Altri ancora hanno avuto il merito di far scoprire al grande pubblico culture e tradizioni dimenticate o sconosciute. Nel 99% dei casi tutti questi lavori vanno visti e valutati in base al preciso momento storico in cui essi venivano pubblicati, perché solo così facendo si può davvero coglierne l’essenza. Il disco che vado a presentarvi invece è stato pubblicato oltre 50 anni dopo la sua incisione, non ha avuto le prime pagine dei giornali e credo che non siano molte le persone che lo hanno acquistato; non ha cambiato la musica e non ha provocato nessuna reazione particolare nel pubblico. Ma nonostante questo la sua importanza è immensa. Si tratta, in questo caso, di un tipo di importanza un po’ particolare, per capirla dobbiamo fare un salto indietro verso la fine degli anni 30. Un periodo storico che magari non dice molto a chi è digiuno di certe cose, ma che invece è stato seminale perché è proprio in questi anni che TUTTO è iniziato. Fino ad allora il delta blues era un genere chiuso su se stesso, esso veniva suonato all’interno della comunità nera delle piantagioni e da questo territorio non si muoveva. Il perché è facile da intuire: i bluesmen di allora non si potevano permettere viaggi nelle grandi metropoli e se questo accadeva cercavano di guadagnarsi da vivere suonando musica da ballo per racimolare qualche soldo. In questo periodo però iniziò la migrazione di massa dei neri delle piantagioni verso le grandi metropoli del nord. Essi si portarono dietro la loro musica che venne poi adattata alle esigenze del momento: il ritmo aumentò, gli strumenti vennero amplificati e nacque il rock & roll. Tra i tanti personaggi che contribuirono a quella che è tutt’ora la più grande rivoluzione musicale di sempre ce ne fu uno che fu il vero artefice del cambiamento, un musicista che da solo o quasi diede vita al Chicago blues così come oggi lo conosciamo e di riflesso anche al R&R. Il suo nome, inutile dirlo, era McKinley Morganfield meglio conosciuto come Muddy Waters. Eccoci allora giunti al motivo della grande importanza che questo album possiede. In queste registrazioni effettuate tra l’agosto 1941 e il luglio 1942 possiamo ascoltare Muddy agli inizi della carriera, quando esso non si era ancora trasferito a Chicago. Questo album coglie in maniera perfetta il passaggio tra il blues “down Home” del delta a quello elettrico di Chicago. In queste 22 canzoni è racchiuso il momento di transito, esse sono una via di mezzo, non sono strettamente deltaiche e neanche del tutto chicagoane. Attraverso di esse possiamo comprendere in modo stupefacente l’evoluzione artistica del più grande bluesman di ogni tempo. Il suono era acustico ma il ritmo e una insolita melodia fanno già trasparire il Chicago blues. Mc Kinley Morganfield stava per andarsene per sempre per lasciare spazio a Muddy Waters. Queste 22 canzoni vennero registrate dai celebri Alan Lomax e John Work in viaggio alla ricerca di Robert Johnson. I Due talent scout scoprirono in fretta che il grande bluesman era passato a miglior vita circa 3 anni prima e si misero così sulle tracce di Elmore James, il quale risultava però irreperibile. A questo punto un contadino indirizzò i due verso un certo Muddy Waters che a sua detta suonava il blues come nessun altro. Detto fatto, i due raggiunsero Stoneval e si accorsero subito di chi avevano di fronte. Fecero registrare a Muddy e alla sua band un pugno di canzoni per tornare in seguito per altre 3 sedute di registrazione. “Complete Platation Recordings” è la raccolta di queste 4 sedute. Ad accompagnare Muddy c’erano gli amici Henry Simms (seconda chitarra e violino), Louis Ford (mandolino), Percy Thomas e Charles Berry (chitarra e voce) . Tra i 22 brani qui presenti ce ne è uno la cui importanza non ha forse eguali in tutta la storia del blues, si tratta di “I Be’s Troubled”, titolo che a molti dirà poco ma che solo qualche anno più tardi (nel 1948) verrà presentato al pubblico di Chicago col titolo di “I Can’t BeSatisfied” e cambierà per sempre il modo di concepire il blues. Il testo è lo stesso della versione più nota, si tratta di una dura invettiva contro le condizioni di vita dei neri nelle piantagioni del sud. Cantato con la voce unica di Muddy e suonato alla slide con il suo inimitabile stile spigoloso e urlante. Già in queste vecchie registrazioni si può apprezzare la grandezza di Waters; da esse traspare la sua innata dote di saper soppesare con cura ogni singola nota e pausa, la sua predilezione per la melodia tipica della”forma canzone” che veniva unita alla forza dirompente del blues down home dando vita ad un sound nuovo e unico. Muddy stravolgeva il blues presentando delle armonie fuori dalle metriche e dalle tonalità comuni presentando un suono del tutto anarchico. Oltre alla già citata “I Be’s Trouble” troviamo in questo album altri grandi blues come “Country Blues” che fu il primo brano che Morganfield fece ascoltare a Lomax e Work. La prima versione presente è caratterizzata dalle incredibili svisate della slide ,(che ascoltate ora fanno già intravedere che quello che sarà) e il gioco insistito dei bassi tipici del delta blues. Troviamo poi i traditional “Joe Turner “ e “Pearlie May Blues” con le voci di Percy Thomas e Louis Ford. “Take a Walk With Me” è basato sulla melodia di “Sweet Home Chicago “ e ci regala un incredibile gioco di note tra le chitarre di Muddy e Simms. E ancora la malinconica “You Got To Take Sicks And Die Some Of These Days”, la grandiosa “32-20 Blues” di Robert Johnson che vede Charles Berry alla seconda chitarra e un Muddy strepitoso alla voce. Lo stesso Charles lo ritroviamo poi nelle due infuocate versioni di “I Be Bound to Write You” un vero inno alla slide con i due che duellano senza sosta. Il tutto è arricchito da delle brevi interviste in cui Muddy ci parla di se stesso e della sua musica.
“Complete Plantation Recordings” segna la nascita di un mito e ci da la possibilità unica di cogliere il cambiamento musicale proprio mentre esso si stava evolvendo. 22 registrazioni straordinarie (pur con tutti i limiti di qualità sono dell’epoca) per meglio capire la creazione di uno stile musicale che ha influenzato negli anni i più grandi rocker di sempre. Da Clapton agli Stones, passando per i Led Zeppelin, SRV e almeno qualche altro migliaio di musicisti, tutti hanno dichiarato la loro devozione a Muddy Waters, un personaggio senza il quale la musica di oggi non sarebbe sicuramente la stessa.