Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo – L'Irreparable

Acquista: Data di Uscita: Etichetta: Sito: Voto:

I Gatto Ciliegia ce l’hanno fatta. Era facile intuirlo dopo l’uscita dell’ep “Is It” all’interno del quale c’erano già tutti gli spunti che poi avrebbero fatto il nuovo album, questo. Il terzo; proprio il famoso album della tanto citata maturità, la prova per ogni artista. E i Gatto Ciliegia sembrano averla superata. Si staccano dai clichè del post rock che avevano ormai intaccato la loro produzione: un primo disco di soli pezzi strumentali bagnati un pò di elettronica. Un secondo disco quasi identico al precedente. Quando sembrava che ormai anche loro fossero caduti nella rete che ha incastrato molti gruppi, arriva il terzo disco.
“L’Irreparable” è un omaggio, prima di tutto. Un omaggio a certe atmosfere cinematografiche noir in bilico tra gli anni quaranta e gli anni cinquanta. In secondo luogo sembra essere un evanescente elogio ai sentimenti. Dai dischi precedenti rimane quello spiccato amore per le melodie, ma cambia drasticamente il metodo compositivo: non più piccoli provini bagnati di elettronica, ma intere canzoni che si creano partendo da una pianta elettronica ben stabile mentre gli intrecci strumentali vengono realizzati come se fossero rapide pennellate; si arriva perfino a riferimenti à la Notwist, Four Tet e indietronica (“Una Calibro 9 Per Tony Rodriguez”, “La Gang Del Pensiero”).
La chiave di lettura si trova al centro: la cover di Ferrer (reinterpretato poi da Mina) di “Un Anno D’Amore” – che per altro si candida ad uno dei pezzi migliori del disco. Queste sono le sonorità omaggiate: lounge più che altro, ma non solo. Questi sono gli stati d’animo al quale si fa riferimento: la leggerezza e un fondo d’amarezza.
Certo non mancano momenti anche più pesanti: “Cactus In The Eye”, con un accompagnamento d’archi e un intreccio compositivo che avrebbe fatto invidia ai Mogwai di “Happy Song For Happy People”, e la traccia che dà il nome al disco cantata in francese che sembra quasi trascinarsi ma dalla quale è impossibile non essere attratti.
Chiude il lavoro “C’era Una Volta Il Post”, più che una canzone, una dichiarazione di intenti portata a termine: una chitarra acustica chiude il disco tra echi glitch e uno sguardo d’addio al passato.