Waters, Muddy – Real Folk Blues/More Real Folk Blues

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Volendo essere brevi ed evitando di andare per il sottile, si potrebbe semplicemente scrivere che i due album in questione sono due capitoli imprescindibili della Sacra Bibbia del Blues, e chi non li possedesse farebbe meglio a provvedere, pena altrimenti la dannazione eterna. Volendo essere più professionali e seri, queste due raccolte della storica Chess – raccolte in un unico compendio ad opera della BGO in tempi più recenti – sono con ogni probabilità il miglior modo per conoscere ed apprezzare il talento di mr. McKinley Morganfield, uno degli ultimi veri rappresentanti del Blues del Delta, quel Blues dolorosamente nato in un contesto sociale spaventoso, fatto di abusi e soprusi ad opera dei bianchi nel profondo sud degli USA e lucidamente descritto dal sociologo Alan Lomax, proprio lui il primo ad accorgersi dell’incredibile talento di questo leggendario musicista. Blues come espressione di dolore, come sfogo nei confronti di una realtà crudele, ma allo stesso tempo Blues come unica fonte di gioia per queste persone, Blues come grande incrocio musical-culturale fra il folk europeo e i ritmi tradizionali provenienti dall’Africa e ostinatamente custoditi durante tutti gli anni di schiavitù e segregazione razziale; Blues divenuto in seguito padre del grande rock, ora esaltato, ora bistrattato come un vecchio scorbutico, ma mentre le mode e i generi passano, lui è sempre lì a ricordarci da dove arriva tutto ciò che ascoltiamo oggi e anche pagine dolorose della storia che troppo spesso tendiamo a dimenticare. Ventiquattro brani raccolti fra il 1947 ed il 1964, il periodo in cui il fenomeno Blues ha assunto rilevanza mondiale, a testimoniare come esso abbia dato origine al rock grazie anche al fenomenale Muddy Waters, che con la sua bravura, il suo stile unico ed il suo carisma è stato a tutti gli effetti la prima grande star del Blues, il primo ad ottenere un lauto contratto con una grande label, il grande ispiratore di band come i Rolling Stones, che proprio da un suo brano presero il nome. Sui singoli brani è inutile pronunciarsi: in quest’album è contenuto quanto di meglio il nostro artista abbia composto e suonato nei primi anni della sua lunga carriera come musicista professionista, interrotta solamente dalla morte giunta nel 1983. Un insieme di pezzi superbi che hanno fatto la storia della musica e il cui valore va ben oltre quello artistico. Se poi leggendo i credits scopriamo la presenza di geni quali Willie Dixon al basso, Junior Wells o addirittura Little Walter con la sua fidata armonica, non possiamo che avere un’ulteriore conferma di quanto questa raccolta sia indispensabile per l’audioteca di ogni bravo bluesman. Brani composti da Muddy e classici di Robert Johnson, Sonny Boy Williamson, Willie Dixon e motivi tradizionali a dar vita a un imprescindibile pezzo di storia. Altro non resta da dire se non… God bless Muddy Waters!