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Se da una parte incerti, dall’altra i confini degli Alibìa sono potenzialmente espandibili e fruttuosi. Se da una parte ricordano molto gli Scisma (vuoi perchè a cantare sono in due, uomo e donna, e la voce di lei ricorda molto da vicino quella di Sara, vuoi perchè c’è Paolo Benvegnù) dall’altra è sconcertante pensare che questo sia solo un disco d’esordio: grandi capacità compositive e melodiche, riff di chitarra accattivanti e taglienti dal gusto pop/rock, un mediocre uso dell’elettronica, che è lì, senza mai disturbare, a sostenere tutte le trame delle canzoni.
Proprio questo il punto debole degli Alibia: le trame elettroniche rappresentano l’incertezza di un filo conduttore all’interno di un disco; basta ascoltare pezzi come L’equilibrio o Perfetto e poi uno come Pagine o Lunghissimo istante per rendersi conto che gli Alibìa non hanno ancora una propria idea sul percorso musicale da intraprendere, nè ancora riescono a staccarsi completamente dalle loro influenze che potrebbero farsi scomode. Aspettando un miglioramento che arriverà sicuro nel prossimo disco, intanto è consigliabile godersi appieno questo.