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La cattiveria dei Laghetto ufficializzata finalmente con contratto discografico Mazzate in faccia e sullo stomaco, improvvise accelerazioni e decelarazioni, liriche urlate, ed i soliti detti comuni sul genere.. se non fosse che loro non sono solo hardcore: sembrano i Refused dati al noise. Un’orgia di stop&go, brani strumentali, ritmiche distruttive da inno da stadio e testi al limite di tutto che passano da un “quando ho capito di non poter essere protagonista ho deciso di fare il narratore, almeno quello ama la sintesi” ad una declamazione contro un fantomatico uomo pera. L’escamotage letterario del non-sense in mano a questi qui è un’arma brillante, sarcastica ed estremamente cattiva: è così che nasce roba come proud of my pappagorgia mentre viene distrutta l’identità provinciale di certo sentire italiano attraverso la formazione del Napoli degli ’80, frasi storiche di casalinga verità che liquidano l’ascoltatore con facilità estrema o figure mitologiche tipo Carla Bruni e frasi tipo “il vizio è distinto dalla virtù, ma non per questo è peggiore si tratta esclusivamente di un sistema di valore io non sarò vittima della verità, vittima di un sistema di credenze relative”. In sintesi, pensavo che in Italia la furia, dopo essere stata sollevata per poco tempo con i l primo lavoro dei Linea77 (ovviamente parlo della scena emersa, tralasciando gruppi punk e hardcore che non riescono a emergere ma che lavorano nell’underground da decenni, basta pensare solo ai Rappresaglia o ai De Crew), fosse finita. Mi sbagliavo e mi sono dovuto ricredere. Qualcuno sembra ce l’abbia fatto e con grande classe. O forse è solo schizofrenia.