Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: |
quattro mani e cut up: Francesco Vitale
Con ‘They Were Wrong So We Drowned’ i Liars avevano evocato le streghe, in questo ‘Drum’s not dead’ si sono impossessate degli strumenti, li hanno stuprati e conducono il loro Sabbah urlante e infuocato, generando creature mostruose, palpitanti di vita. Perché i Liars riescono ad arrivare alla radice quadrata di loro stessi scarnificandosi oltre modo, fino all’eccesso verso qualcosa che una volta poteva essere tribale e profano. Alla fine chi sono e cosa fanno i Liars? Impossibile dirlo, la musica viene da lontano, fin troppo. Il vento tra i rami ulula e il coro infernale fa da sfondo al tribalismo incalzante, quasi fosse il cuore stesso della terra a battere forte. L’unico appiglio sembra essere psicotico. Possiamo quasi vederli questi corpi danzare in preda alle convulsioni emergere con i loro contorni sfibrati dalle esalazioni acide del terreno. Lampi notturni e clangore terrestre. Il resto è un tripudio di drum machine a delineare lo spazio, mentre ogni tanto appare un organo o un basso. Le pulsazioni scoppiano fuori da un cuore stretto in un pugno, affogato nella terra. Il battito di un cardiopatico potrebbe benissimo essere la partitura in musica di questa aritmia chirurgica. Ma ciò che è essenziale nella musica non lo è nei contenuti: un po’ come Nico o gli Amon Duul c’è qualcosa che arriva da lontano, ti strappa l’anima e poi se ne va.