Attitudine e Visual: Frammenti impercettibilmente stranianti, suoni sommersi che scortano lo spettatore nel personale spazio electro-strumentale di un Anders Trentemøller, mistico artigiano in balia di synth, campionatori, mixer e piatti. Il palco prende vita in un turbinio di pannelli, canneti-galere, video-installazioni policrome e luci evocative; Bulbi oculari e padiglioni uditivi si immergono totalmente nella giungla sonora di colori e di “minimale” magia ritmica. Trentemøller (T-Shirt un po’ “indie”, ciuffo un po’ “Emo”) si dimena come invasato; la band “remixa” sapientemente il suo rituale elettronico, mentre Vibskov, e il suo cappello chapliniano, fanno tremare con tribali colpi di batteria; le esecuzioni vocali delle due cantanti sono eteree e impeccabili.
Audio: Pulito, perfetto e avvolgente. La Sala Sinopoli convoglia ogni strumento, ogni bit, ogni impercettibile tonalità acustica. Il suono viene accolto nella sua totalità; alte frequenze, onde medie e basse modulazioni, completamente percepite e godute.
Setlist: live quasi interamente dedicato all’interpretazione dei brani dell’ultimo album, “Into The Great Wide Yonder”: da The Mash and the Fury, passando per Even Though You’re With Another Girl e Sycamore Feelin, fino a Silver Surfer, Ghost Rider Go!!! Non mancano i classici Miss You (impreziosita dal suono di uno xilofono) e Moan (unico bis della serata introdotto dalle vibrazioni di un’armonica a bocca).
Momento migliore: gli ultimi minuti del live, Moan, e il pubblico che si alza e balla posseduto dalla musica, trasformando l’Auditorium in un insolito Cocktail Party elettronico e danzereccio.
Pubblico: singolare ed eterogeneo. Avatar dai capelli improponibili; Occhi chiusi sognanti, estasiati dal sound; ominidi in giacca e cravatta; donnine aggressive con smalto e pantaloni di pelle. Un crogiolo di “razze musicali” pronto a scatenarsi a fine serata!
Locura: gli abiti con spalline e paiette delle vocalist. Se non lo si vuole chiamare Locura, kitsch e cattivo gusto vanno anche bene.
Conclusione: Visual Art, intensità acustica, ottima fusione di laptop e strumenti, originale presenza scenica, sono l’eccellente sintesi di una serata dal “tocco” Post- Moderno.
Le foto sono di Marco Triolo – www.hatetv.it