Xiu Xiu – Always

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Jamie Stewart, meglio noto al grande pubblico come Jamie chi? sta continuando la sua strada di musicista, intrapresa una decina di anni fa, in modo davvero insolito e meritevole di considerazione. Col suo gruppo, gli XIU XIU, ha inciso da poco Always, loro sesto album, rilasciato nel 2011, a solo un anno dal precedente Dear God, I Hate Myself, di cui è il logico punto di arrivo.

Ciò che più colpisce di Always è la totale mancanza di forma che lo avvolge, tanto che non c’è neanche un’immagine che possa racchiuderlo, cosa che – finisci per renderti conto – vale per tutto quello che fanno gli XIU XIU: i loro testi sono quasi sempre incomprensibili, e la metà di quelli che li comprendono finiscono di leggerli con i conati di vomito (non usateli mai per rimorchiare). Non solo gli argomenti che vi sono contenuti – omosessualità, abusi e violenza, omicidi commessi per divertimento, o solo perché se ne aveva la possibilità – sono evitati abilmente dalla maggior parte delle persone, ma la durezza con cui  gli XIU XIU parlano di certe cose non è da tutti ritenuta “romantica” (Fabulous Muscles / Cremate me after you cum on my lips / Honey boy place my ashes in a vase beneath your workout bench). Anche la loro musica manca di forma, non ha un’origine precisa e nessun punto di arrivo: sembra che il modo in cui i loro pezzi si sviluppano non abbia alcun senso, senza contare che non sono mai gli stessi neanche loro, se non fosse, appunto, per Jamie Stewart, unica straordinaria costante nella formazione del gruppo da dodici anni a questa parte – e di colleghi ne ha visti partire parecchi -, quarantenne con la faccia di un adolescente, dotato di un immenso talento compositivo e di una voce da brividi.

Il primo singolo dell’album, Hi, è strapieno di elettronica, la voce di Jamie Stewart è quella di sempre ma c’è qualcosa di strano, le parole non sono facilmente comprensibili, e anche quando decidi di andare a leggerle la difficoltà rimane, se vuoi capirle. The Oldness – a metà tra Fast Car, I Broke Up, e Fabulous Muscles – parla della vecchiaia e non è possibile non provare un po’ di tristezza e di terrore, ascoltando le parole piene di paura di Jamie. L’album si conclude con Black Drum Machine, una straordinaria impresa di sperimentazione congelata in quattro minuti di profondità assoluta.

In questa totale mancanza di forma Always brancola nell’oscuro senso di colpa degli uomini per la loro esistenza, una colpa che Jamie Stewart conosce bene, e che ogni volta torna fuori a distruggerlo.

there must be some things (for which i got ? abused)
i’m sorry i’m sorry i’m sorry i’m sorry i’m sorry i’m sorry