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30 Aprile 2013 | Ex Records | theex.nl |
Musicando l’ultimo anelito anarco-punk in uno squat Olandese, abbracciando l’est Europeo in un’isola sul Danubio o lanciando molotov in difesa del parco Gezi ad Istanbul; Per tre decadi gli Ex non hanno mai smesso di evolversi. Facile con loro riflettere sul concetto di libertà intellettuale, associare la rivolta del ’77 con il girovagar in cerca d’ispirazione, guidati da un desiderio d’irrefrenabile mutamento.
34 anni dopo, e 25 album alle spalle, li troviamo a flirtare con il continente nero: Etiopia, Congo ed Eritrea sono lo sfondo lussureggiante per una sezione imponente di fiati – La Brass Unbound di: Roy Paci, Mats Gustafson, Ken Vandermark e Wolter Wierbos -, testimonianza tangibile della loro ferocia “live”. Completamente indipendenti come al solito, vessilliferi del tanto sbandierato “Do It Yourself”, compongono otto movimenti di Post-Punk (Every Sixth is Cracked) iniettato dal groove dei Gang Of Four (Last Famous Words) e sorretto dalla spensieratezza di mamma Africa (Belomi Benna); Facendo convivere slogan di matrice Crassiana con inafferrabili ondeggiamenti Free-Jazz.
Terrie Hessels, ultimo superstite della band originaria, tiene serrate le fila, perpetrando quella ricerca necessaria per tinteggiare di fresco la riottosità primigenia. Augurare loro l’immortalità non è un gesto altruista, bensì la speranza di poter vivere un contesto culturale nel quale sarebbe peccato non lasciarsi liberamente ispirare.
[schema type=”review” rev_name=”The Ex & Brass Unbound” author=”Alessandro Rossi” user_review=”4″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]