Damon Albarn – Everyday Robots

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It’s hard to be a lover when the TV’s on and there’s nothing in your eyes

Onesto e spietato, come la vita. Come non era più con i Blur, impossibilitato nel far coincidere imprevisti personali e composizioni musicali. Troppo difficile affrontare la propria tossicodipendenza in maniera critica quando si è ancora sul carro dei vincitori. Oggi, Missy (La figlia avuta con Suzi Winstanley) ha 14 anni e Damon ha fatto pace con buona parte dei propri demoni; seduto sullo sgabello traballante di un pub, osserva il passato scorrere a distanza di sicurezza, mentre lentamente cresce in lui la forza di trascriverlo in forma canzone.

West London per venticinque anni, una casa invasa dai rimasugli delle installazioni psichedeliche che il padre progettava nei Sixties, mentre  la madre – Scenografa del Theatre Stratford East – lo coinvolgeva spesso già in giovane età nei party che i due davano in soggiorno. Ebbe un’infanzia splendida. Poi, come per tutti, il paesaggio mutò ed i ricordi si fecero più vividi. Come quelli della splendida Claremont Road e dello squat che abitò nel 1994, in seguito rasato al suolo – per la costruzione di una tangenziale –  insieme al cangiante spettacolo artistico che abitanti e frequentatori di quella strada proponevano in opposizione ai lavori – “Hollow Ponds”.

Ricordi che riconducono ad ansie passate, ma senza rimorso  (“Photographs”). Impotente, al cospetto dell’incedere marziale di un progresso ormai fine a se stesso, s’insinua il dubbio che tutto questo ci renda meno consapevoli di noi stessi, presi come siamo dall’assunzione quotidiana di social networks come farmaci. Canzoni dal fascino universale, ballate oscuramente riflessive intrise di Folk, di Soul, di vita e resoconti, di nostalgia e felicità per un presente diverso, nuovo: dal quale osservare il mondo ed il passato con la consapevolezza di chi ha vissuto.

Data:
Album:
Damon Albarn - Everyday Robots
Voto:
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