Tune-Yards – Nikki Nack

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I tried to tell him all the reasons that I had to never sing again. And he replied, you better find a new way

Fiducia. Quella nel proprio pubblico, in se stessa. E così Merrill Garbus sfodera l’album della maturità, il pubblico capirà. Una virata decisa rispetto al precedente ‘Whokill‘, che porta a galla tutte quelle influenze celate con difficoltà nei precedenti lavori, le esalta. ‘Un salto terrificante’ a detta della stessa Garbus, che porta in dote la cangiante schizofrenia contenuta in Nikki Nack.

Un groviglio di Fingerpicking, loop di batteria che non si ripetono mai, Yodel, acrobazie vocali, ritmi Hip-Hop, Ukulele, Drum Machine, Funkbox e sassofoni impazziti. Un parto estatico geniale. Le ispirazioni? le più disparate: dal ‘Pee-wee’s Playhouse’ – Programma televisivo Americano per bambini – per quando riguarda il concetto di ‘Spettacolare varietà all’interno dell’album’ -, passando per tutte le proprie ‘True influences’, e si parla di roba grossa.

Echi di Johnny Clegg e di musica Zulu – Rocking Chair -, collage sonori a là ‘The Roots‘, R&B ed Hip-Hop – Water Fountain – rubati alla strada che flirtano con il Jazz. Erykah Badu spesso sugli scudi a supervisionare. Si cruccia di non aver abbastanza dimestichezza con il canto, di non aver mai seguito un giusto Training, mentre peculiare diventa la bipolarità vocale della Garbus, qualcosa di duttile ma sempre molto abrasivo. Nikki Nack è stato prodotto in collaborazione con John Hill ( Santigold , MIA) e Malay ( Frank Ocean ), gode di un respiro multietnico, di arrangiamenti folli e di una complessità di soluzioni impressionante. Summer of soul incoming.

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