Iceage – Plowing Into The Fields Of Love

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In prima disamina, adotto la prova corsa. Ovvero se il disco riesce a resistere al 15° minuto della mia corsa mattutina, allora ha qualche probabilità di essere un buon disco. Di solito. Con ‘Plowing Into The Fields Of Love’  sono arrivato a correre per ben due volte la durata del disco (circa 90 minuti), con una goduria senza precedenti. Primo punto per la band Danese.

Gli Iceage sono un gruppo davvero particolare. Nascono a Copenhagen nel 2008 con una età media di circa 17 anni,  ed hanno all’attivo, oltre questo disco, altri due dischi: New Brigade del 2011 e You’re Nothing del 2013. Hanno mutato pelle per ben due volte. Nel primo disco proponevano sonorità molto vicine al Post-Punk Inglese, in particolare si aggiravano dalle ottime parti della triade: Joi division/ killing joke/ Bauhaus. Un esordio con il botto, un disco davvero illuminato considerando la loro giovane età. Il successivo “You are Nothing” cambiava decisamente coordinate. Dal Post-Punk Inglese si passava a quello Americano, più precisamente dell’area  di Los Angeles – Black Flag, Social Distortion, Germs e i fantastici Christian Death Ndr-. In particolare dei Christian Death (ascoltate la fantastica Ecstasy), evocano il periodo Deathwish / Only Theathre Of Pain con le chitarre allucinate dell’immenso Rick Agnew, e la voce acida di Rozz Williams. Bene dimenticatevi tutto questo.

Plowing Into the Fields of Love è decisamente un’altra cosa. Siamo geograficamente molto distanti dai riferimenti precedenti. L’astronave Iceage è infatti atterrata in Australia: incredibile e spettacolare mutazione. Il primo pezzo “On My Fingers” spinge da subito l’ascoltatore verso un universo “Nick Caveiano”: sembra di sentire “Mercy Seat”. Il cambio di pelle è enorme, dall’impasto di chitarre post punk si passa a suoni definiti, delineati ma ancora più oscuri. “The Lord’s Favorite” come “Against the Moon”  – con innesti di tromba e piano – ci porta dalle parti degli immensi Drones (sempre Australia). La scelta è fatta tra UK e USA gli Iceage scelgono l’Australia, in particolare adorano Melbourne. Ascoltate “Cimmerian Shade” sembra un outtake di “Prayers on Fire” dei “Birthday Party”.

L’impressione generale è che il disco sia davvero qualcosa di valido, benchè risulti ostico in partenza. Difficile, si, ma se avete la pazienza di farlo entrare, sarà la vostra seconda pelle. Unico avvertimento: se siete depressi non ascoltatelo. Vi lascierebbe con quel senso di pessimismo estremizzato paragonabile soltanto all’ascolto di G.I – Germs -. La musica degli Iceage è decadente, oscura e non lascia presagire nulla di buono. Non lascia speranza.
[schema type=”review” name=”Iceage – Plowing Into The Fields Of Love” author=”Gianluca Maccari” user_review=”4″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]