“We need nothing to collide” il progetto di Mark Wheeler

La contaminazione tra suono ed immagine è sicuramente una relazione da sempre prolifica. Molti gli esempi recenti: installazioni video come quella di Richard Mosse , coaduvata dall’apporto musicale di Ben Frost – musica come mezzo per dilatare il significato delle immagini -; ai concerti 3D dei sempiterni Kraftwerk – le immagini come mezzo per veicolare il messaggio della musica-; ad app e siti come Patatap. In questo contesto si inserisce il progetto “We need nothing to collide”. Mark Wheeler è il direttore artistico di B-Reel, non una società di consulenza qualunque, ma un “partner creativo” di esperienze significative attraverso l’innovazione congiunta di storytelling, tecnologia ed entertainment.

Dalla collaborazione con Clay Weishaar e Russ Chimes nasce ‘We need nothing to collide’, che prende il titolo dall’omonima traccia del producer inglese. L’esperienza culmina in una serie di tre esperimenti. Il primo e il secondo esperimento mirano a creare un supporto visivo al suono attraverso l’utilizzo di openFrameworks, una “general purpose glue” open source, che utilizza il linguaggio di programmazione C++ per fornire un ambiente che assista la sperimentazione creativa. Il terzo esperimento ruota attorno alla traccia di Chimes e alle riprese urbane effettuate tra Santa Monica e Malibu. La strumentazione utilizzata per girare il tutto include un proiettore 5000 Lumen e una Canon 5D montate su di un’automobile.

At first we planned on shooting at more wild, natural locations. However, after doing a test shoot in suburbia we realised there was something quite magical about the projections transforming these more mundane settings

La combinazione di musica, impulsi luminosi, e ambiente suburbano, espande il valore dei tre media, rendendo ognuno a suo modo più significativo e creando un valore aggiunto.