Marilyn Manson – The Pale Emperor

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Siamo agli albori del millennio, Manson e Johnny Depp aka “La strana coppia”, sono in fuga. Corrono lontani dalla madre patria, al riparo da una fine dei tempi solo ipotizzata dal baco elettronico. Se ne vanno nel sud della Francia, saccheggiano tutto l’assenzio possibile lungo il tragitto e aspettano un’apocalisse che non arriverà mai. Cose per gente con gli stessi tatuaggi  – Nella fattispecie quello di Eliogabalo, imperatore di Roma prima di Caligola: colui che sostituì il culto di Giove con quello di Sol Invictus, e che ebbe cinque mogli e due mariti Ndr -. Insomma, se la spassavano: e noi non sapremo mai quanto. Durante quel viaggio Johnny regala al reverendo un libro che narra le vicende di un “Imperatore Pallido”. Mai regalo fu più azzeccato.

Da quei giorni di bagordi in stile “Holy Wood“, torniamo ai nostri.  Brian Hugh Warner oggi è una ricercatissima comparsa da serie televisiva. Prima Californication, poi Sons Of Anarchy nella parte di Ron Tully – un sostenitore della supremazia bianca Ndr -, ma non solo: la sua passione per il cinema è così forte che dicono basti un muro bianco ed un video proiettore per renderlo felice, l’anticristo. Bene, a questo punto della storia entra in gioco Tyler Bates. Si, proprio il produttore della pellicola “Guardiani Della Galassia“, e della serie televisiva “Salem”, la cui sigla è “Cupid Carries A Gun“, traccia numero nove dell’album. Tyler lo mette sotto; lo vuole atletico, lo manda a correre la mattina presto: niente donne, droga e vita da superstar. Manson controbatte dicendo che prima delle 3:00 am non incide. Trovano un accordo. Si siedono uno di fronte all’altro: Bates chitarra e ampli, Manson al microfono. Registrazione di chitarra e voce con la regola del “Buona la prima” e il resto che si fotta.

The Pale Emperor, risulta un lavoro che potremmo collocare fra Mechanical Animals e Holy Wood, un’opera discreta, impressionista e a tratti slabbrata, ma che mantiene tutte le peculiarità del canovaccio Mansoniano. Diversi buoni brani si stagliano alle spalle del singolone di cui sopra.  Siano Blues songs vampirizzate “Killing Strangers” – Pezzo al quale il reverendo mette l’accento per via delle diatribe inerenti al massacro della Columbine  “we got the guns / you better run” Ndr -, o il consueto Industrial Gothic Rock di fabbrica “Deep Six“. Un album che sicuramente conquisterà i tanti fan accumulati nel tempo ed implementati recentemente dalle comparsate televisive, senza fare nessun nuovo adepto. Ma questo credo non interessi neanche al diretto interessato.