Turbonegro – Apocalypse Dudes

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A turbonegro is a large, well-equipped, armed black male in a fast car, out for vengeance.

Ne sono certo. Certissimo. Se nell’82 non avesse esagerato col Darvon, e fosse arrivato incredibilmente agli albori del nuovo millennio con qualche neurone di scorta, anche per Lester Bangs – lo so che non fa più molto figo citarlo dopo la pubblicazione postuma dei suoi lavori tradotti in Italiano, e voi non dovreste farlo per nessuna ragione al mondo se volete mantenere una certa credibilità – sarebbe stato: Turbonegro o morte. Del resto, il giornalista americano ha sempre manifestato una certa simpatia per quei “Buffoni alcolizzati” (cit) che avessero il coraggio di manifestarsi in tutta la propria onesta e selvaggia bizzarria. Da qui l’amore per Iggy e via discorrendo. Insomma, Hank l’avrebbe colpito di certo. Li immagino al telefono, fra una trivialità e l’altra: punti di vista sulle droghe maggiormente in voga al momento e disamine socio politiche. Certo, fino alla prossima battuta di Hank, roba tipo:

Sai perché tutti gli uomini Portoghesi hanno baffi?! Perché vogliono assomigliare alle proprie madri!

Hank a quel tempo adorava gli uomini con i baffi – diceva anche che: «baciare un uomo con i baffi è un’esperienza extrasensoriale» -, ed era una versione obesa e tatuata dello stereotipo vikingo. La battuta sui baffi l’ho letta in troppe interviste, quindi dev’esser stata il suo cavallo di battaglia. Hans Erik Husby – o meglio Hank Von Helvete –  ad inizio ’90 divenne il frontman dei Turbonegro, rappresentando la prima delle svolte per la band. Arrivato in seguito alla dipartita – per motivi “di salute” – del precedente frontman Harald Fossberg, fu subito un mezzo flop: ricordate la sua voce in Never Is Forever del ’94? – questa per tutti i detrattori del buon Tony Sylvester, date fiducia a Cesar Antonius Ndr. Lui e le divise da maschio alpha-gay entrarono di prepotenza nel mood con Ass Cobra, e proprio quando tutto sembrava delineare lo status “definitivo” per una band che guardava ai Black Flag e si definiva (e lo fa ancora) “Death Punk” — con notevole teatralità in sede live, in cui il numero di punta era rappresentato da un bastoncino scintillante (di quelli che si usano a capodanno o ai compleanni) infilato nel culo del frontman durante “I Got Erection” — qualcosa crollò.

Hank era ormai diventato un tossicodipendente, Pal Pot era sul punto di lasciare e Bingo, bhe lui se ne andò e basta. Tutto questo rese possibile la composizione del “combo perfetto”, con l’ingresso di due nuovi membri: Knut Schreiner (akaEuroboy“) e Christer Engen (“Chris Summer“) — per questo dunque ringraziamo Pal Pot che dopo le divergenze si mise alla tastiera, Bingo, e le pere di Hank.

Abbiamo un’immagine gay. Siamo una band punk rock, e tutti vestiamo in Levis, che sarebbe un grosso nemico corporativo – Rune Rebellion

Nuovo giro e nuova mise. Trucco, Drughi — quelli di Arancia Meccanica — e Village People erano le coordinate. Una copertina che faceva il verso alla bandiera dell’Esercito di Liberazione Simbionese — Un gruppo paramilitare americano che si considerava un’armata d’avanguardia rivoluzionaria —, il vessillo. Ma quello che cambiò profondamente fu il suono. Complice l’innesto di un chitarrista formidabile come Euroboy, la band decise di ragionare per accumulo, pomposo accumulo a volumi sparati. Fuori le venature Hardcore e dentro le influenze di artisti come: Alice CooperJudas PriestMotley CrueDictatorsNew York Dolls ed il Glam dei T.Rex. Detta così sembrerebbe la più grande pacchianata della storia del rock, ed invece con “Apocalypse Dudes” i Turbonegro centrarono il disco della vita.

La cosa interessante della faccenda fu il “modo” non tanto il mezzo. I norvegesi dimostrarono di essere una vera macchina da guerra pilotata da una cricca di pagliacci ubriachi, ben consci di esserlo, anzi orgogliosi. Avevano le palle di farlo, e lo fecero. Le tenebre erano ormai inesorabilmente passate attraverso i loro eyeliner, decontestualizzate, smitizzate e risputate ad un pubblico che del mito post-grunge non sapeva più che farsene.

Turbonegro enfatizzavano per poi ridicolizzare tutto: sia il sesso “Rendezvous With Anus“, gli stereotipi da maschio dominatore “Prince Of The Rodeo“, la scuola “Back To Dungaree High“. Introducendo il tutto grazie alla leggendaria “The Age Of Pamparius“: divertente saga che vede indirettamente protagonista il buon Pal Pot e il suo “Pamparius Pizza“, piccola pizzeria nei pressi di Kolbotn.

Un microcosmo in espansione il loro, che di lì a breve vide la nascita delle Turbojugend — i fan club ufficiali della band concepiti in stile “crew motociclistica”, con tanto di giubbottino di jeans personalizzabile annesso. Qualcosa di unico nel panorama rock mondiale che già a due/tre anni dall’uscita Europea dell’album era capace di generare questo. L’ultima leggenda del rock? forse.