Orodiscopo – Marzo 2016

orodiscopo

La guida ai segni:

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GIACCA: Marlene Kuntz – Lunga Attesa

giaccaCon questo disco i Marlene confermano di non voler scendere a compromessi, di essere consapevoli della strada fatta – “Tutta una vita passata a combattere Come i fantasmi, le copie, le ambiguità E ora son qui che riesco bene a comprendere, che la vicenda la sua complessità miserevole” – (Sulla strada dei ricordi). [continua a leggere]
 

 

NICHILISTA: Big Ups – Before A Million Universes

nichilistaQuesta volta, in studio ci sono entrati con l’intento comune di creare qualcosa di maggiormente coeso, personale, ridimensionando al primo ascolto le nostre prime impressioni sulle dichiarazioni di cui sopra. Certo, perché “Before A Million Universes” è roba da K.O tecnico.
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TRUCE: Arabrot – The Gospel

truceEchi di bombe all’orizzonte e preghiere vane. L’uomo che si sveste delle proprie sicurezze, mentre, a piedi nudi nel fango, vaga sofferente ma deciso, attraversando quello che rimane delle proprie vecchie certezze: certo che d’ora in poi sarà tutto diverso
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BARBA: Pater Nembrot – Nusun

barbaLa musica del combo Romagnolo affonda le radici tanto nella sopracitata Psichedelia quanto nello Stoner-Rock Americano e nel Grunge. Siamo al cospetto di composizioni dilatate, capaci di rivivificare i ricordi nineties più sporchi e sognanti.
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DISPARI: Bangarang! – Religione Catodica

dispariChe piacere lasciarsi andare al flusso di questi succosi brandelli assemblati in apparente anarchia. Che piacere provare, senza successo, a rimettere insieme i pezzi. Che goduria annegare in questo fluido, fra prepotenti amplessi di basso e batteria
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AVATAR: Essaie Pas – Demain Est Une Autre Nuit

avatarUnite una rude techno underground della scena canadese alla raffinatezza di synth minimali tipici post-punk e alla sensualità di testi in lingua francese che riuscirebbero a rendere dolce, elegante e coinvolgente anche l’angolo più buio della vostra anima. [continua a leggere]

 

 

EYELINER: The Cult – Hidden City

eyelinerHidden City vive nel limbo del passato e del presente dei The Cult, riuscendo a creare vere emozioni. È un album che rappresenta al meglio l’introspezione quieta e la meditazione esistenziale, non disdegnando però cariche di fuoco vivo. È un disco fatto col cuore, quell’organo nascosto nella città immaginaria di ognuno di noi. [continua a leggere]

 

 

OCCHI CHIUSI: Mèsico – A Long Betrayal

occhichiusiPotete ascoltarlo davanti al caminetto, al crepitare del tramonto. Potete ascoltarlo sull’autobus, se siete amanti delle proiezioni astrali. Potete ascoltarlo dovunque, col corpo da una parte e lo spirito altrove. L’importante è ascoltarlo. Al suo interno c’è passione, ci sono delle storie, e c’è quel po’ di mistero, quel po’ di poesia, che troppo spesso la nostra musica intimista, pur cercandoli, non riesce a trovare.[continua a leggere]
 

 

SPILLETTA: Motta – La fine dei vent’anni

spillettaComposto da dieci pezzi dalle tonalità più disparate, di cui nemmeno uno fuori fuoco, La fine dei vent’anni è un lavoro che mischia l’immediatezza della scrittura a una cura preziosa dei dettagli, la freschezza e l’urgenza di un autore davvero talentuoso come Francesco Motta alla grande esperienza nel lavoro sui suoni di un altro fuoriclasse come Riccardo Sinigallia.
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SORCINI: Prus dall’Oltrefiaba – Vostok

sorcinia musica del combo Romagnolo affonda le radici tanto nella sopracitata Psichedelia quanto nello Stoner-Rock Americano e nel Grunge. Siamo al cospetto di composizioni dilatate, capaci di rivivificare i ricordi nineties più sporchi e sognanti.
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SINAPSI: FRNKBRT – Love your crossroads

sinapsi“Love your Crossroads” è un piacevole virus di arte e comunicazione, pronto a replicarsi e autopropagarsi in maniera innata, assemblato per interferire con gusto sulle linee di associazione sonora dello stesso autore senza soluzione di continuità.
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ROBINSON: Kanye West – The Life Of Pablo

obamaAbbiamo aspettato. Abbiamo aspettato molto prima d’imbastire un discorso su The Life Of Pablo. Un po’ perché c’erano troppi tweet e troppe stronzate che ci distoglievano dal contenuto musicale più stretto; un po’ perché ci sembrava un demo o un mixtape (e forse lo è).
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