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18 /03/2016 | ignition records | primalscream.net | ![]() |
Il “chaos” nella musica ha sempre rappresentato un’accezione per giustificare il genio più che la sregolatezza, quasi come naturale conseguenza dell’eccesso e di una qual si voglia dipendenza. Dal 2013 però Bobby Gillespie distrugge la mitizzazione dell’eccesso che costruisce l’estro, e lo fa spogliando il suo camaleontismo dalla droga e dall’alcol che erano diventati trainanti e sin troppo influenti nei suoi lavori tanto da spingerlo verso una staticità creativa per sua stessa dichiarazione.
Chaosmosis è il tentativo electropop e brit-disco di mettere ordine all’altalenanza di rendimento dei Primal Scream che solo a tratti hanno illuminato negli ultimi dieci anni, raggiungendo ben poche volte i picchi di inizio ’90. Il camaleonte Gillespie si aggrappa – come già in passato avvenne con Kate Moss nella cover di “Some Velvet Morning” (di Lee Hazlewood e Nancy Sinatra l’originale) – alle sue muse per attraversare l’ennesimo esaltante cammino artistico. Questa volta sono le HAIM ad ispirarne l’avvio con “Trippin’ on Your Love”, prima traccia che tanto richiama nelle sonorità e nelle percussioni utilizzate “Movin’ On Up” della loro pietra miliare Screamadelica.
Sia nei testi che nei toni utilizzati appare chiara la voglia di redenzione del frontman degli Scream: ne sono testimonianza la più danzereccia “(Feeling Like A) Demon Again2, mix di synth-pop e alt rock che tanto porta l’orecchio e la mente ai New Order, e la successiva e molto più pacata “I Can Change”, in cui l’organo vintage riavvolge il nastro della musica al capitolo ’60-’70. Il cammino si illumina verso la sua metà, quando Sky Ferreira, supermodel ed attrice statunitense, guida il caro vecchio Bobby nel pezzo centrale del disco “Where The Light Gets”, non a caso scelto come singolo di lancio mediante un video che nei colori e nella fotografia ricorda anch’esso parecchio la già menzionata collaborazione artistica passata con Kate Moss.
L’atmosfera che si rivela per la quasi totalità dell’album è cinematografica, quasi da stordimento psichedelico. Piacevolmente, disorientante ed esaltante per tutto il suo ascolto, Chaosmosis rivela quanto il genio di Bobby Gillespie possa andare nettamente oltre le sue passate dipendenze.