Florence+TheMachine @Unipol Arena (Bologna ) – 13 Aprile 2016

Attitudine e visual

Perfetta nella parte di se stessa, armoniosamente connessa con tutti gli elementi, vichinga nell’anima: mai eccessiva, in punta di piedi, correndo da una parte all’altra del palco come una guerriera, Florence Welch, alias Florence and the Machine, ha letteralmente trascinato con sé sul palco i cuori pulsanti delle persone che hanno riempito l’Unipol Arena di Casalecchio di Reno e hanno cantato insieme a lei dall’inizio alla fine. I suoi folti capelli rossi e il suo lungo vestito celeste svolazzante, cucito su misura, con giochi di trasparenze, potevano bastare, da soli, a dare l’immagine di una donna dall’aura divina, di una ragazza libera e sensuale, di una bambina venuta dal regno delle fate. Florence è tutto questo, e molto di più: in tre semplici parole, una vera artista. Senza retorica, senza melodramma, con un piglio tra l’epico e il delicato, una lezione di stile che va oltre la musica.

Audio

La voce e il corpo di Florence hanno invaso tutto lo spazio disponibile: sostenuta magistralmente dalla sua band in formazione classica, con aggiunta di arpa e tanto di coriste impegnate anche a suonare i fiati, la regina del rock dall’aspetto botticelliano e la grinta di un drago non sbaglia una nota, non sbaglia un movimento, viaggia sulle scale armoniche con nonchalance e incredibile rigore, con una classe più unica che rara.

Pubblico

Il pubblico di Florence è un pubblico in visibilio, avvolto dall’energia che arriva direttamente dal palco, un pubblico che sa restituire con calore quello che riceve: Florence si sporge in avanti, scende e si fa abbracciare, raccoglie le corone di fiori che volano sul palco, gioca coi palloncini a forma di cuore che le tirano i fans delle primissime file. Se c’è una cosa che Florence ispira in chi l’ascolta è il trasporto, la libertà di espressione, la profondità delle sensazioni.

Locura

Che cosa c’è di più bello di avere in scaletta canzoni che creano atmosfere adrenaliniche (“You’ve got the love”) e celestiali (“Cosmic love”) e poi avere il coraggio, con una semplicità disarmante, di chiedere al pubblico di abbracciarsi e amarsi? Il pubblico risponde lanciando vestiti sul palco, lei li raccoglie e canta sventolando sciarpe e magliette. Ah!, il suo gusto di gelato preferito è la fragola.

Momento migliore

Difficile dire. Almeno due: “Non potete vederlo ma il mio cuore qui, ed è vostro”. Cuore in mano, ha detto più o meno così. Allunga la mano, gesto perfetto. 
“How big, how blue, how beautiful” è la prima canzone che ho scritto quando pensavo al nuovo album: attraversavo un periodo difficile, provavo sentimenti negativi, poi ho capito che…cose belle, cose brutte, alla fine sono la stessa cosa, sono ok, è vita, e tutto serve”. Più o meno così, con sorrisi perfetti.

Conclusioni

Ho letto in un’intervista che Florence si definisce una sbandata ma il caos, dice, è ispirazione. E l’ispirazione, da sempre, non può essere disgiunta da forze, da correnti, da tumulti che è necessario padroneggiare per esprimere e comunicare il proprio talento. Florence sul palco è un esempio vivente di come la creatività artistica può diventare un canale per unire la grazia e la potenza, in una alchimia talmente naturale da sembrare soprannaturale.

Testo: Giulia Rossi
Foto: Margherita La Meg