Fleshtones – Roman Gods

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

Svegliatosi in una splendida mattina soleggiata, Keith Strong si mise a trafficare in soffitta tra polvere e strumenti dismessi. Osservando tutto quel materiale inutilizzato, pensò fra sé e sé che fosse giunto il momento di formare una band. Va detto, a scanso di equivoci, che Keith sapeva suonare a malapena “Oh when the saints go marching in “ con un cucchiaio e due bicchieri: quello che non gli mancava era la passione.

Reclutato l’amico Peter Zaremba (voce) oltre a Bill (Batteria ) e Ken (Basso), l’idea era quella di portare in ogni angolo della terra quella sensazione di spensieratezza da party della confraternita a cui il mondo aspirava – secondo loro. La frase: “Una manica di simpatici festaioli bontemponi” può descrivere bene il fenomeno. Anche se, trovare la ricetta giusta per esprimere tutto questo sfarzo goliardico in pieno periodo New-Wave, non fu certo cosa immediata.

American Beat – primo vero singolo della band – folgora tutti gli amanti del toga party; oltre coloro che amano correre nudi per le strade dopo la terza pinta di birra. Il suo incedere è straripante. Un gavettone colmo di felicità che si infrange sul sax più ebbro della storia, introducendo l’anthem che marchierà a fuoco tutto il Revival Sixties degli anni ottanta, ergendosi a sua forma massima.

Il passo verso la perfezione d’insieme è breve. Roman Gods, il primo vero full-length della band, esce nel 1981 per I.R.S Records ridefinendo ed ispirando tutto il movimento neo-psichedelico che di lì a breve germoglierà in America e nel mondo. Fin dalle prime note di “The Dreg” l’album manifesta una varietà di soluzioni ben più massiccia di quelle adottate nei dance-hall universitari dei Sixties. All’interno, la tradizione Garage viene arricchita dal Rhythm and Blues (“Hope come back”), dal Surf-Rock (“Let’s see the sun“), inacidita da richiami Rockabilly (“R-i-g-h-t-s“) senza dimenticare mai quello spirito guascone che li caratterizzerà anche in seguito.

Roman Gods si presenta come il miglior prodotto revivalistico, di genere, uscito negli ottanta. Qualcosa nato da un’esigenza ben precisa, quasi fisica, che posiziona il proprio approccio stilistico/mentale ad anni luce dalla ricerca in atto in quegli anni nella New York della No-Wave. Se siete in cerca di passionali e appassionati alfieri che vi guidino attraverso gli anni del revival Psichedelico, li avete trovati. Questa è la loro manifestazione migliore.