Come tutti voi, anche Peter Zaremba e soci amano John Landis. Era il 1978 quando uscì nel sale il suo strepitoso Animal House. In sala per assistere alla pellicola c’era anche la band, che probabilmente venne folgorata dalla scena in cui Bluto distrugge una chitarra durante il mitico toga-party. L’anno successivo uscì il il singolo che ridisegnerà le sorti del Revival Garage, il cui riarrangiamento dell’84 finì addirittura nella colonna sonora di “Bachelor Party” – la pellicola di Neal Israel con Tom Hanks. Da quel momento i Fleshtones si sono imposti come la più grande party band dell’universo, e lo sono tutt’ora.
Chiome canute, piroette e un approccio unico con il pubblico fatto di goliardia e sorrisi. Si presentano sul palco del Sidro Club di Savignano carichi come tubetti spara coriandoli pronti ad esplodere, con uno Zaremba sugli scudi come vuole il copione. Il frontman non si risparmia neanche questa volta, fondendosi col pubblico all’interno e all’esterno del locale – una sua prassi consolidata è quella di scendere dal palco e andare a farsi un giro fuori dal locale a caccia di baci.
L’atmosfera creata dalle dimensioni contenute del locale favorisce quella chimica speciale che i Fleshtones esaltano appieno. Un party istantaneo quello generato dalla formazione Newyorkese che viene condiviso dalla totalità dei presenti, con bottiglie di vino che vengono passate di mano in mano per finire sulle labbra del frontman che ringrazia compiaciuto per l’assaggio. Del resto Peter ama l’Italia, e questo dovreste saperlo. Ama così tanto la storia della Roma antica, e dei Romani in genere – il primo album della band si intitola per l’appunto “Roman Gods” –, che si narra abbia chiesto di poter visitare certi luoghi attraversati dal fiume Rubicone nelle immediate vicinanze del locale.
La scaletta è stata suddivisa in due parti, favorendo gli episodi più recenti nella prima – a proposito, sappiate che i brani tratti dal bellissimo “Take A Good Look” in sede live reggono che è una meraviglia –, e chiudendo con i classici immortali nella seconda. I Fleshtones si confermano dopo più di trent’anni la band di riferimento per chiunque cerchi nel concerto un momento di liberazione giocosa. Immortali.