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25 Agosto 2017 | Matador | qotsa.com | ![]() |
Josh Homme rivendica il proprio lato sbarazzino.
Un attimo però, cerchiamo di capirci. Non è che improvvisamente il signor Homme sia diventato uno “schiavo del sistema”, o peggio ancora una fighetta, perché è andato in botta per ‘Uptown Funk‘ di Ronson/Bruno Mars disattendendo (ma questo già da tempo) le attese di quelli che per qualche disco li avevano rispettati a stento (i primi tre); braccia conserte, sguardo truce e maglietta dei Candlemass.
Del resto, anche gli Stone Age sapevano di dover, prima o poi, fare i conti con la frangia dura e pura dei reduci del Kyuss – e già da qualche disco (minore) ci sbattono la testa –, adoratori (a debita distanza) del mojave – ché il viaggio al rancho de la luna prima o poi lo facciamo –, azzeccagarbugli testosteronici.
E lasciate stare le storie sulla paternità – ha avuto tre figli da quella bellezza matta di Brody Dalle – e sul fatto che non sia più quello che non le manda a dire, che le fa bagnare tutte e indurisce gli iracondi.
L’urgenza del nostro è oggi quella di stare in studio, di manipolare il proprio passato verso qualcosa che meglio si addica ai tempi moderni al proprio bisogno artistico presente. Nessun ospite ed il Mark Ronson di cui sopra alla produzione (Lady Gaga, Bruno Mars, Adele etc etc).
Homme, dal canto suo, dice di aver pensato l’album come “una cosa stretta e asciutta“, che si ricongiunga con lo “spirito” Rock’n’roll tutto – noi diremmo piuttosto quello d’inizio millennio. Scopriamo così un Josh a cui piace ballare – ma anche questo l’avevamo già capito ascoltando i dischi di Eagles Of Death Metal e Them Crooked Vultures; da cui qui attinge a piene mani, soprattutto dagli ultimi.
In realtà, oltre all’immaginario da macchina da guerra desertica che lo vedeva aggredire i palchi in compagnia di Nick Oliveri, da sempre aleggia, in sordina, sulle composizioni del nerboruto chitarrista un lato più spensierato:
“Queens has always been like an ice-cream parlour or a video arcade” – ora dichiara Homme.
Forse un Humbug fu galeotto – l’album che lo vide come produttore degli Arctic Monkeys e capace oggi di far emergere la domanda: “chi ha influenzato chi adesso eh?” Facciamo pari e patta –, anche se, più probabilmente si tratta di un bisogno irresistibile, quello d’esser: “come una pantera fra gli alberi che salta fuori dall’oscurità“. Ficcante e uptempo, tipo Danko Jones, ma con un altro background.
Lui non vuole ripetersi, e sarebbe grottesco, benché fondamentale per i tanti rocker della vecchia guardia. Insomma, Homme ci racconta semplicemente cosa lo diverte ora, ed ascoltarlo in versione Elvis menestrello sulla conclusiva “Villains of circumstaces” – ispirata a quella “Blue Moon” contenuta nell’esordio omonimo di Presley –, può fare un effetto particolare.




