- Abbiamo intervistato Keith Elam, in arte Guru, MC storico della scena hip-hop newyorkese, che recentemente ha festeggiato vent’anni di carriera. Fondatore assieme a DJ Premier del duo Gang Starr, vero punto di raccordo tra l’essenzialità del rap old-school e la cultura jazz, Guru ha alle spalle anche una lunga carriera solista: alquanto altalenante, ma che vanta almeno un formidabile capitolo, l’esordio del 1993, quel ‘Jazzmatazz, Vol. 1’ che tanto ha dato all’evoluzione dell’hip-hop odierno. Abbandonato, si spera momentaneamente, il sodalizio con DJ Premier, Keith si fa ora accompagnare e produrre da Solar, con il quale condivide un’etichetta discografica, la 7 Grand Records, e l’ennesimo volume delle serie Jazzmatazz, uscito l’anno scorso.
ROCKLAB: Credo sia importante creare un contesto per quel che riguarda il progetto Jazzmatazz. Dal tuo punto di vista, in quanto artista, c’è stato un reale progetto dietro questi quattro episodi, l’idea di un tema in evoluzione, il desiderio di portare avanti qualcosa che servisse da reale conduttore tra il jazz e l’hip-hop, oppure è stato piuttosto la passione, l’istinto che provi per la musica, quindi qualcosa di puramente viscerale a creare questa commistione?
- GURU: Quando nel 1993 iniziai il progetto Jazzmatazz, chiunque campionava la musica jazz. Pensai, quindi, di portare tutto ad un livello più alto, di portare realmente i campioni jazz nello studio di registrazione così da poter improvvisare con delle basi hip-hop; inserire in seguito le parti vocali, mescolare tutto quanto assieme e creare così un genere musicale che comprendesse anche il jazz; genere che si è evoluto fornendo ai quattro volumi della serie elementi soul, r&B, funk, ma anche reggae e rock’n’roll. È un progetto in continua evoluzione, un prodotto senza tempo. Chiaramente c’è anche la passione e l’amore per la forma artistica: tutti hanno partecipato alla loro maniera, i musicisti jazz, gli MCs che abbiamo ospitato in ogni nuovo album o i cantanti che hanno preso parte al progetto; ognuno di essi è un artista genuino che ha messo nel nostro lavoro il cuore e la passione che nutre per l’arte.
- R: Ora, dopo quattordici anni dal primo capitolo, l’albero ha dato i suoi frutti o Jazzmatazz è ancora alla ricerca di qualcosa di fondamentale, sia per te che per chi ascolta la tua musica?
- G: L’albero ha sicuramente dato i suoi frutti. Lo si può vedere grazie ai grandi risultati che conseguiamo ai nostri concerti. Siamo appena tornati dalle zone sciistiche, suonando ad Aspen e lungo le montagne in Colorado dove abbiamo passato il fine settimana. Siamo stati al Club LAX di Hollywood, dove si ritrovano tutte le celebrità, suonando con deejays importanti (DJ AM, DJ Aoki) e riscuotendo un ottimo successo; siamo andati alla House of Blues ed è stato fantastico. Ovunque andiamo gli effetti si vedono: abbiamo un nuovo pubblico che si va ad unire a tutte quelle persone che mi hanno supportato durante tutti questi anni. La folla ai concerti è sempre più grande, così come il seguito per la nostra musica. Ora la 7 Grand è un movimento che sta prendendo piede in tutti gli Stati Uniti, sta divenendo molto popolare. Abbiamo a disposizione un bus tour spettacolare, proprio in questo momento, qui a New York. Non c’è dubbio, la 7 Grand e il progetto Jazzmatazz stanno dando i loro frutti. A volte le persone impiegano un sacco di tempo per raggiungere ciò che desiderano; (ride, ndr) ma nonostante tutto il tempo speso ad inseguire i nostri obbiettivi, una volta raggiuntoli, ne vale la pena, non credi? Le cose vanno così. Stiamo scoprendo un nuovo pubblico di persone che seguono i concerti e acquistano i nostri dischi e a monte, comunque, ci sono sempre i cultori del progetto Jazzmatazz. Dobbiamo tenere duro e farci coraggio a vicenda, perché questa cosa sta diventando sempre più grande e non vorremmo che si sciogliesse come neve al sole.
- R: Le tue produzioni sono sempre stato molto diversificate. La tua attuale collaborazione con Solar pare essere molto solida, grazie anche alla 7 Grand. Quali sono stati i cambiamenti più evidenti e importanti rispetto al lavoro con Premier?
- G: Come artista, come MC, ho sempre lavorato con un produttore ed è il modo con il quale mi sono abituato a lavorare. Quando ho cominciato ad appoggiarmi a Solar per fare qualche pezzo, già sapevo che tra noi due c’era una certa alchimia, alchimia che è cresciuta; eravamo comunque già amici da diversi anni, addirittura prima di iniziare a fare musica assieme. È una rinascita per me e questo è solo l’inizio del nostro sodalizio. Ci sono molte differenze che si possono intuire dallo stile: sebbene non si possano fare dei paragoni tra le tecniche di produzione, allo stesso tempo DJ Premier è più interessato al beat, mentre Solar è un visionario, un produttore più completo con un vasta conoscenza musicale. È sempre pronto a portarmi nuove idee, a spingermi verso nuove vette liriche e concettuali; anche nella regia dei video e chiaramente nell’amministrare insieme l’etichetta. È come una nuova vita con un nuovo significato; è molto importante per la mia carriera e per come mi sta aiutando a realizzare i miei sogni. Esattamente come ho scoperto Premier, uno dei migliori nel suo campo, ora ho trovato Solar, con il suo talento e con il suo genio. Stiamo portando tutto ad un nuovo livello: la dinamica è cambiata, nel modo in cui ci rapportiamo sul palco e nei confronti del pubblico – è fantastico. È tutta un’altra prospettiva e per me era necessaria nella mia crescita come artista. La 7 Grand è qui per restare, assieme a me e Solar.
- R: Sono ormai sei i lavori a tuo nome, tanti quanti i dischi dei Gang Starr: qual’è stata l’esperienza più importante, quella che ti ha fatto crescere maggiormente come artista?
- G: Quello che sto facendo ora è la cosa più importante. E questo perché vivo nel presente, non nel passato; quel che importa ora sono il presente e il futuro. Quello che ho fatto all’epoca sono la grande eredità di un gran momento, non c’è dubbio. Ma allo stesso tempo le cose cambiano, si evolvono, crescono: ora c’è Jazzmatazz 4, il mix cd di Time Bomb, il Movimento della 7 Grand Records, Guru e Solar e questo è ciò che sta accadendo ed è importante perché l’hip-hop si muove verso il futuro. Perché ciò avvenga c’è bisogno di qualcuno in grado di tenere in mano la situazione con efficienza, creatività e intelligenza e queste persone sono Guru e Solar. Questo è ciò che sta accadendo e che ha importanza in questo momento.
- R: Il primo volume della serie Jazzmatazz è ormai una pietra miliare e non solo nell’ottica della musica hip-hop. A tuo avviso, quanto è riuscito ad influenzare la nuova generazione dei musicisti di genere?
- G: Jazzmatazz sta davvero influenzando molte produzioni; è stata la prima ad influenzare un sacco di cose, tutta una serie di album cloni e fotocopia che sono venuti dopo di essa – uno stile esclusivo, un hip-hop orientato verso il jazz in modo marcato. In questo modo, ha fatto sì che venisse speso più denaro per queste produzioni, ha reso il marketing e le radio più attente verso questo stile. Fu un successo di vendite e poco dopo nacquero cose come il neo-soul e l’acid jazz. Tutto questo è venuto fuori grazie a Jazzmatazz, è ovvio. Dal punto di vista del musicista, anche un progetto come Supernatural di Carlos Santana ha unito cose che richiamano molto Jazzmatazz, che è indubbiamente il padre di questo movimento.
- R: Credo sia abbastanza evidente come i tuoi lavori in studio siano sempre più accessibili: in che misura il mondo del pop ha influito sulla tuo processo di composizione?
- SOLAR: Al riguardo vorrei dire questo. Non vedo davvero nulla che possa ricondurre una cosa popolare come la musica ad un giudizio negativo. Non distinguo la musica facendo riferimento a strutture stereotipate, ascolto ciò che mi piace e ciò che mi piace è per me fonte di ispirazione. Mi muovo lungo tutti gli spazi della musica, chiamali pop, underground, backpacker, alternative, techno, r&b, soul, non ha importanza. Alla base mi piace tutta la musica, classica, jazz, e non lascio che termini come “pop” mi devino o non me la facciano apprezzare. Parliamo di Tabular Bells, un’opera di un artista indipendente utilizzata anche per il film L’esorcista, il primo Esorcista. All’epoca era un album poco conosciuto registrato da un artista che si potrebbe considerare di avanguardia jazz; dopo divenne un album pop ed è impossibile tener conto di quanti milioni e milioni di persone hanno ascoltato questo disco. Eppure non è un disco pop se si pensa ad altri classici pop come Elvis Presley. Credo che termini come “pop” creino confusione in Europa, penso che ci sia bisogno di più chiarezza, che si debba ascoltare Solar. Quello che sto dicendo è che è necessario ascoltare la musica nella sua integrità e poco importa quello che le persone ascoltano o promuovono alla radio, né tanto meno i soldi che vengono spesi per questi prodotti perché nessuno ha mai sentito dire: “Non è commerciale quindi è bello”. È falso e chi ci crede è stato imbrogliato e condotto fuori strada. Ascoltate Solar, la 7 Grand e Guru e capirete di cosa sto parlando.
- R: Gestire un’etichetta è un passo in avanti importante. Cosa pensi dell’industria discografica odierna, cosa è cambiato rispetto all’inizio della tua carriera? Quali sono le prospettive per il futuro, ti senti più libero di scegliere ora che puoi gestire in modo completo il tuo lavoro?
- S: La libertà è una componente chiave per la 7 Grand Records e sette, il numero sette, rappresenta la libertà. Non c’è alcuna costrizione nel sette, né alcun controllo. Sono nato da energia libera e il mio stato mentale è quello del Sole, che rappresenta appunto l’energia libera. Quindi la mente è libera, lo spirito è libero, l’anima è libera.
G: 7 Grand significa controllo creativo; lo sempre desiderato e questa è un’opportunità per raggiungerlo. Allo stesso tempo è una responsabilità essere un leader dotato e creativo, che è in sostanza quello di cui c’è bisogno ora per portare avanti l’hip-hop, poiché possedere lo stile è tanto facile quanto perderlo; per questo motivo è un discorso importante. Sia la 7 Grand che io non abbiamo intenzione ad essere sotto il controllo di qualche grande etichetta tesa a imporsi su di noi nel decidere quello che dobbiamo fare e quali idee siano le più adatte; vogliamo essere gli unici a controllare tutto il processo. Ciò non significa che non sia nostro interesse collaborare con qualcuno che venga dall’esterno, ma piuttosto che quello che vogliamo è il controllo creativo. Questo è il modo in cui deve andare. È una sensazione fantastica, ma contemporaneamente ci sono molte responsabilità e c’è da lavorare sodo: stare dietro le telefonate e ai computer. Qui negli States è cambiato tutto in modo definitivo, sta diventando tutto molto più digitale e internet sta giocando un ruolo importante. La nostra è ormai una azienda basata su internet e tutto avviene tramite il web.