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Sono finalmente tornati i lusitani Moonspell, che dopo tre anni – e l’ottimo “Darkness and Hope” – ci consegnano questo “The Antidote”. E forse, i quattro portoghesi hanno trovato il modo di fare centro, dando alle stampe un album che farà contenti sia i vecchi fan che i neofiti, quelli abituati a sonorità più dure, questi a suoni meno pesanti ma in compenso più maligni.
L’addio del bravo bassista Sergio Crestana è stato compensato da un sessionist di lusso, Niclas Etelävuori degli Amorphis, e ha contribuito decisamente al cambio di direzione della band in fatto di sonorità, un cambio alla cui buona riuscita ha senza dubbio contribuito il ritorno del grande Waldemar Sorychta in produzione. Tuttavia quando si parla di cambiamenti di questo tipo ci sono sempre sospetti, ed effettivamente dei rischi. Quali in particolare? Fondamentalmente due, ossia quello di dare l’impressione di fare parziale dietro-front – fronteggiabile grazie a una release onesta e di qualità – e quello di mancanza di evoluzione, e qui però le cose si fanno più difficili.
“The Antidote”, diciamolo subito, è un buon album, eppure non riesce a convincermi del tutto, nonostante anche qui vi siano dei pezzi davvero notevoli. Eppure l’inizio con “In and above men” non può non lasciare di stucco: da quanto tempo non sentivamo più un simile assalto musicale ad opera dei nostri? Pesantezza e oscurità che vanno a braccetto, come ai tempi di “Opium”, accompagnati dai diabolici, spettacolari scream di Fernando sfumando lentamente nel pezzo successivo: tamburi rituali dal forte sapore mediterraneo ci introducono e ci accompagnano per tutta la durata di “From lowering skies”, un pezzo notturno ed esoterico maledettamente efficace. Arpeggio minimale e atmosfere riconducibili a “Sin/Pecado” danno vita invece al singolo che ha preannunciato il ritorno dei Moonspell: “Everything invaded”, il pezzo più immediato dell’album anche grazie alle clean vocals di Ribeiro, sempre efficaci e maligne. “The Southern Deathstyle” è un altro pezzo da novanta, una canzone in puro, potente gothic metal unito ancora a motivi tribaleggianti, e anche la (quasi) title track “Antidote”, classico pezzo à la Moonspell interrotto da semplici ma suggestivi arpeggi e con un misticheggiante sottofondo creato dai synths di Pedro Paixao, che forse non sarà molto evidente durante tutto il corso del disco ma fa il classico “lavoro oscuro” in tutti i sensi, e molto bene.
Giungiamo così a “Capricorn at her feet”, pezzo che inizialmente mi ha lasciato un poco perplesso e che cerca di riproporre atmosfere già sentite in “Darkness and Hope”, ma con una eccessiva prolissità che rischia di comprometterne il risultato. Persino la voce del buon Fernando sembra non riuscire a incidere del tutto e purtroppo quello che ne esce è uno dei pezzi più scialbi dell’intera discografia dei Moonspell.
I nostri tuttavia riescono subito a metterci una pezza con la bellissima “Lunar still”, una traccia esoterica e diabolica in cui i nostri dipingono un quadretto musicale da brividi, sicuramente uno dei momenti migliori dell’album.
“A walk on the darkside” e “Crystal gazing” sono due pezzi gothic in puro stile “Opium” che non mancheranno di piacere ai nostalgici e a chi volesse sonorità metal più dinamiche e godibile, ma che in fondo rivelano più mestiere che ispirazione senza riuscire ad incidere nel bilancio complessivo del nostro LP.
Alla fine troviamo tuttavia un pezzo che sembra quasi voglia mettere a tacere ogni dubbio: la tetra, ipnotica “As we eternally sleep on it”, in cui l’alone sinistro che già pervade tutta l’opera sembra espandersi sempre più fino volerci assorbire nell’oscurità più totale.
In definitiva, siamo di fronte a un album che non mancherà di soddisfare i fan di questa band e che probabilmente ne farà guadagnare di nuovi in quanto indubbiamente più immediato delle loro ultime tre uscite. Resta solo il rammarico per i citati episodi sottotono – rispetto agli abituali standard della band – e per una fondamentale mancanza di innovazione che inizia a farsi sentire, nonostante la bontà di “The Antidote”: questo però lo potremo verificare solo alla prossima loro uscita.
Il lavoro dei quattro lusitani è comunque ottimo, abbiamo di fronte dei musicisti davvero eccellenti e onesti col proprio pubblico per cui, come si suol dire, la classe non è acqua. In definitiva, un album che ci sentiamo di consigliare a chi già apprezza la band e anche a chi ritenesse finalmente il caso di iniziare a conoscerla, per questi ultimi in particolare potrà essere una buona introduzione al mistico mondo dei Moonspell.
L’eterno dibattito sulla band ha in ogni caso un nuovo capitolo.
Curiosità: in occasione dell’uscita di “The Antidote” si è instaurata un’interessante collaborazione fra Fernando Ribeiro ed il giovane scrittore portoghese José Luis Peixoto, con quest’ultimo in procinto di pubblicare un racconto ispirato dall’album.