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Quando si è sparsa la notizia dell’esistenza del disco postumo di Joe Strummer si è pensato subito alla solita squallida operazione commerciale, al solito album fatto di sovraincisioni e prove di studio riarrangiate. Poi più la pubblicazione del lavoro si avvicinava più sono iniziate a venire alla luce notizie tranquillizzanti. Joe al momento della morte aveva quasi ultimato il disco e aveva lasciato, quasi come se avesse un presentimento, dettagliate istruzioni nei suoi appunti su come dovevano suonare la varie canzoni; egli aveva inoltre curato personalmente l’artwork del cd a dimostrazione che Streetcore è un disco vero non una mera operazione commerciale. I Mescaleros, la sua band a cui era legatissimo, non hanno fatto altro che seguire le sue indicazioni e ultimare l’album. Il risultato è un disco ottimo con almeno 3 canzoni di valore assoluto tra le migliori che Joe abbia mai scritto, e ne ha scritte tante, e una interpretazione generale di grande spessore. Streetcore contiene tutte le infinite influenze musicali del suo autore spaziando su vari generi senza però risultare disomogeneo anzi mantenendo sempre una logica ben chiara.
L’inizio è un assalto frontale al maniera dei Clash, “Coma Girl” è infatti un punk rock di quelli graffianti con le chitarre che suonano come quelle della ex band di Strummer che per l’occasione imbraccia nuovamente la telecaster, se amate i Clash amerete anche questa canzone.”Get Down Moses” è un brano dalle forti tinte caraibiche oserei dire un calypso-reggae-rock, grande canzone con sperimentazioni elettroniche, fiati e percussioni jamaicane.. “Long Shadow” è una canzone che Joe aveva scritto per Johnny Cash e registrato in una session con Rick Rubin; si tratta di una splendida ballata country folk dal sapore dylaniano con una meravigliosa e inusuale prova vocale di Joe che si dimostra anche un grande interprete della tradizione oltre che del rock. La successiva “Arms Aloft” ritorna su coordinate decisamente rock e presenta una inedita voce filtrata. “Ramshackle Day Parade” è una song inusuale per Strummer visto che presenta della ambientazioni quasi ambient (scusate il gioco di parole) che richiamano certe cose del periodo Eno – U2 ma con ben altra classe: parte lenta con suoni elettronici in sottofondo poi entra un coro suggestivo e la melodia si snoda in tutta la sua bellezza evocativa. Altra grande canzone ma il capolavoro del disco arriva con la magnifica “Redemption Song”. Joe interpreta in modo meraviglioso il capolavoro di Marley accompagnato solo da chitarra acustica e organo; le note di questa immortale canzone arrivano direttamente al cuore facendo aumentare la gia grande nostalgia che proviamo per un artista vero come Joe Strummer. “All in a Day” fa di nuovo il verso ai Clash mentre “Burnin in Streets” è ancora una grande rock ballad. “Midnight Jam” è l’unica canzone che Joe non ha interpretato in prima persona infatti le frasi che si sentono sono estratte da una trasmissione radiofonica. Il disco si chiude con la meravigliosa “Silver & Gold” una canzone di stampo irish folk con violino e armonica e un testo molto evocativo visto quello che è successo poi, quasi una sorta di viaggio a ritroso nella sua vita, riflessioni di un ‘uomo che il rock lo ha vissuto davvero.
Streetcore è un disco davvero molto bello, un caleidoscopio di suoni e culture, e sicuramente il modo migliore per ricordare Joe Strummer, un artista che ha dato tantissimo al rock, un esempio di coerenza e apertura mentale per tutti. Lui la musica la amava tutta, gli piaceva scoprire suoni nuovi per migliorarsi sempre libero dai canoni dei generi musicali. Lo ha sempre fatto fin quando decise di unire il reggae con il punk per creare il sound unico, e per certi versi irripetibile, dei Clash. La bellezza di questo disco fa aumentare il rimpianto per un musicista immenso che purtroppo ci ha lasciati troppo presto.