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Willy DeVille è uno che le cose le fa solo in grande. Finito il tempo dei Mink DeVille, nel 1987 era finalmente giunto il momento del debutto solista, ed ecco che vediamo in nostro reclutare uno staff semplicemente superlativo: basti pensare al chitarrista Chet Atkins, al lavoro come chitarrista e produttore con gente del calibro di Roy Orbison, Roger Whittaker, i Chieftains, Ray Charles e il Re, Elvis Presley, solo per citare i nomi più noti; o al mai troppo compianto Jeff Porcaro, batterista dalla classe sopraffina; o ancora ai due Dire Straits Guy Fletcher, alle tastiere, e Mark Knopfler, qui in veste di chitarrista e produttore, pare grazie ai buoni uffici della moglie di deVille, amica della consorte del rocker britannico. Detto in poche parole, il buon Willy aveva preparato tutti gli ingredienti per regalare ai suoi fan un capolavoro, e così fu, anche se col senno di poi egli dichiarò che il risultato fu… «troppo perfetto!». Pur essendo un album amatissimo dai fan dell’autore portoricano, “Miracle” è infatti uno degli album che egli ha dichiarato di gradire meno col senno di poi: si era sì sbarazzato dei sax e dei fiati dei Mink, che ormai non sopportava più, ma l’operato di Knopfler – seppure apprezzato – ha dato vita a un album in cui mr. DeVille per sua stessa ammissione non è riuscito ad identificarsi, a sentirlo tutto suo, «troppo pulito». Eppure “Miracle” è un album vario in cui il singer newyorkese sembra dare il meglio di sé. “(due to) Gun Control” ci offre un ouverture quasi cinematografica, un rock venato di soul che ci fa respirare aria di periferia, con Willy carico all’inverosimile nel suo ruolo di “bullo”, accompagnato dall’eccelsa chitarra di Mark e dalle voci delle due bravissime coriste Vicki Brown e Margot Buchanan. Come seconda traccia troviamo “Could you would you”, una ballad degli anni ‘60 scritta e cantata da Van Morrison e dai suoi Them, qui riproposta in maniera eccelsa dal nostro, che omaggia un’epoca fondamentale per la sua formazione artistica. La dolcissima “Heart and soul” sembra catapultarci in Messico, un pezzo romantico in cui la chitarra flamenco intesse melodie dolcissime e Willy commuove con un’interpretazione magistrale per intensità. «Rimanere giovane significa essere sempre in azione, provare e imparare nuove cose. Quando la musica ha un’anima e ti muove profondamente, quella è la mia musica. E la suonerò più a lungo che posso.» Ripensando a questa dichiarazione d’intenti sembra assurdo pensare che quest’album abbia lasciato insoddisfatto Willy, che egli davvero non riesca a sentirlo suo: “Assassin of love” è un pezzo che ci ripropone le atmosfere dei Dire Straits, con Knopfler e Fletcher superlativi, un complemento ideale e capace di amplificare ulteriormente la bravura del nostro artista. E lo stesso discorso si può fare per la notturna ed introspettiva “Spanish Jack”, più un pezzo dei Dire Straits che di Willy deVille, ma che magia sono capaci di creare quei due assieme! Il patinato rock/soul della title track “Miracle” riporta l’album su territori più personali e l’allegra “Angel Eyes” ci delizia coi suoi ritmi caraibici (ricordiamo che Willy è di origine portoricana). Un’altra riuscitissima ballata è la struggente “Night falls” mentre in “Southern politician”, almeno secondo chi vi scrive, troviamo un pezzo… dei Dire Straits! Perfino la voce non sembra essere quella di Willy DeVille ma quella di Mark Knopfler, e pur essendo questo un brano di classe sopraffina possiamo capire che sono stati episodi come questo a portare il nostro autore a disconoscere successivamente l’album. L’ultimo pezzo è invece uno dei più noti e amati della sua intera discografia: “Storybook love” . Nel 1988 questa romanticissima ballad finì nella colonna sonora del film fantasy “The Princess Bride” (in Italia giunto come “La storia fantastica”). DeVille parla così di questa sua piccola perla, nominata per il premio Oscar quell’anno: «Ricevetti una nomination per l’Academy Award. Fu molto strano. Stavo lavorando con Mark e ne uscì un buon disco. Le canzoni erano eccellenti, ma sfortunatamente, quelli della A&M negli USA erano degli imbecilli e stavo facendo dei cambiamenti. In ogni caso, scrissi un pezzo chiamato “Storybook love”, Knopfler lo ascoltò e mi chiese se fossi a conoscenza del film. Era un film di Rob Reiner su una principessa e un principe. Il pezzo aveva pressappoco lo stesso soggetto del film, così lo inviammo a Reiner, che ne fu entusiasta. Lisa continuava a parlare degli Academy Awards, ma il film non fece così bene. Cisca sei, sette mesi dopo ero mezzo addormentato quando squillò il telefono. Era l’accademia delle Arti e delle Scienze col loro motivetto. Riattaccai. Richiamarono e Lisa rispose al telefono: mi disse che avevo ricevuto la nomination per “Storybook Love”. È abbastanza assurdo. Non sono i Grammy, è l’Academy Award, che è ben diverso per un musicista. Prima che lo sapessi, mi stavo esibendo al premio con Little Richard. Era l’anno di “Dirty Dancing”, e vinsero loro.» Si conclude così un bellissimo album, poco apprezzato dal suo creatore eppure allo stesso tempo amatissimo dal pubblico, che ha trovato in esso dei brani meravigliosi i quali sono nonostante tutto diventati dei classici di deVille. La collaborazione con Mark Knopfler non avrà seguito proprio alla luce delle impressioni successive che Willy ebbe dell’album: questo non è altro che uno dei casi in cui il parere, le impressioni di un artista sulla sua stessa opera divergono nettamente da quelle dei fan più affezionati. Certo, ripensando a come ha interpretato “Storybook love” e “Night falls” nel recente live acustico a Berlino (se non l’avete fatto andate subito ad accaparrarvi questo capolavoro) forse possiamo dire che anche lui ha rivalutato quello che è ritenuto all’unanimità uno dei suoi migliori lavori. Non penso sia il caso di consigliarlo ai fan di Willy perché lo avranno già per forza, quindi rivolgo il mio invito ad ascoltare “Miracle” a tutti coloro che volessero ascoltare un album capace di regalare grandissime emozioni: questa è musica che viene direttamente dal cuore di un artista immenso e unico! NOTA: nell’edizione qui recensita sono presenti quattro bonus tracks, tre ottimi pezzi tratti dalla soundtrack del film “Cruising” e un’intervista radiofonica del 1987.