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Certe volte il mondo della musica è ingiusto, è piccoli gruppi si trovano a farne le spese, rimanendo imprigionati in un ingiusto anonimato, snobbati da pubblico e critica solo perchè non hanno la notorietà necessaria, perchè NME si è rifiutato di dargli quel trafiletto o perchè il loro nome non appare in bold sulle pagine dei giornali. Tra le tante vittime di questo cinico In or Out ci sono i Subcircus che hanno realizzato un album d’esordio, Carousel, di tutto rispetto. Il disco mixa sapientemente un pop rock fresco e frizzante, suonato in modo ottimo dalla band e pieno di quei riff che al primo ascolto capisci che sono sputtanati eovvi, ma ti accorgi anche che suonano maledettamente bene (Shelley’s on the telephone). Il loro sound è forgiato di quel britpop di stampo anni 80, quello che ripesca tanto da David Bowie e Smiths quanto da Cure ed Echo and The Bunnymen, ma non affianchiamoli troppo velocemente alla figura dei Suede. La personalità dei Subcircus è differente dal gruppo di Anderson, anzi guarda più ai Radiohead che a tutti i gruppi Bret-pop, forse per alcuni”scatti da matto” della voce di Peter Bradley Jr.che ricordano l’emotività che infrange la melodia di Thom Yorke su Creep. Ma se solo la band avesse avuto quel po’ di grinta in più, o magari anche il coraggio di osare nei suoni e negli arrangiamenti molte canzoni sarebbero di certo risultate più brillanti e avrebbero toccato di più il cuore. 20 Century bitch conquista sì, ma poteva indubbiamente essere migliore, U Love U pecca in un sound alla Marion, Storm Fly Baby è spudoratamente suediana, e vista la contemporaneità dei 2 gruppi non possiamo certo farlo passare come un omaggio-tributo. Non che il disco sia brutto, ma sembra più una lezione di stile, o una dimostrazione d’aver assorbito tutto al meglio in puro stile Gay Dad.
E dire che i Subcircus erano proprio lì, a un passo da poter fare davvero il “botto” basta ascoltare la stessa U Love U o I Want You Like An Accident.Quella batteria scandita, quell’acustica su cui gioca l’elettrica e la tendenza a fare i falsetti… erano ad un passo dall’essere i Coldplay con ben 5 anni d’anticipo.