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Semplicemente sublime.
I Madredeus con “O Paraiso” nel 1998 diedero vita a un capolavoro di melodie eteree e celestiali per cui mi è difficile trovar le parole. Di sicuro c’è il fatto che l’album è stato un importante punto di svolta per la band lusitana: della precedente line-up rimangono solo la cantante Teresa Salgueiro, il chitarrista solista Pedro Ayres Magalhaes e il chitarrista ritmico José Peixoto; a Francisco Ribeiro e Gabriel Gomes subentrarono il bassista Fernando Judice e il tastierista Carlos Maria Trindade. Secondo le parole di Magalhaes l’intenzione della band er quella di dar vita a un album semplicemente “Mediterraneo”, di quelli che si potrebbero ascoltare in pace in qualsiasi punto del Mare Nostrum.
Forse, rispetto ai precedenti lavori, “Existir” su tutti, il gruppo ha rinunciato al lato più oscuro – scordatevi pezzi come “Matinàl” oppure “O Pastor” – e a parte della drammaticità e del folklore tipico portoghese che lo caratterizzava e lo fece amare prima in madrepatria e poi – grazie anche a Wim Wenders che li volle nella soundtrack di “Lisbon Story – in tutto il mondo.
Tuttavia, quello che i Madredeus hanno perso da una parte lo hanno sicuramente guadagnato dall’altra: pur avendo prodotto un album decisamente più soft e accessibile, il gruppo è riuscito a cogliere il segno, dando alla luce quattordici splendidi, luminosissimi pezzi capaci di far sognare. Il merito è in gran parte dovuto alla voce di Teresa, cantante dalle doti eccezionali formatasi col tipico fado portoghese, in grado di esprimere un incredibile senso di dolcezza ed armoniosità, senza rinunciare a quel pizzico di sensualità che l’aveva esaltata nei precedenti album.
Importante anche il ruolo delle chitarre acustiche di Magalhaes e Peixoto, capaci di dar vita a un tappeto melodico da sogno che mai annoia l’ascoltatore per i circa settanta minuti di durata di “O Paraiso”. Scegliere dei pezzi migliori rispetto agli altri è un’impresa assai dura, l’album resta sempre su livelli di qualità e di emotività altissimi: personalmente ho apprezzato particolarmente “Os Dias São A Noite” per il tono crepuscolare che le conferiscono le lievissime note di synths e la sensualità della voce di Teresa, le folkloristiche e mediterranee “Andorinha da Primavera” e “A Praia do Mar”, col loro tono allegro e a tratti danzereccio, per non parlare della dolcissima nenia di “Agora”, pezzo più lungo e vario dell’album coi suoi 9:30, o ancora l’eterea e delicatissima “À Margem” e la notturna “O Sonho” .
Ma è davvero difficile, anzi, ingiusto scegliere, ogni singolo pezzo è capace di regalare incredibili emozioni, di riscaldare l’animo di chi lo ascolta, questa è musica che nasce dalla sensibilità di grandissimi artisti e punta a colpire dritta al cuore con le sue melodie d’altri tempi.
Quest’album è stato uno dei più grandi successi del combo lusitano sia in termini di copie vendute che di affetto da parte dei fan, che bene hanno accolto il cambiamento operato in seno ai Madredeus, capaci nel giro di pochi anni di acquisire fama internazionale diventando il più importante act in Portogallo.
Un album semplicemente perfetto, che quindi ci sentiamo di consigliare agli amanti del folklore e della musica dal sapore Mediterraneo, ma più in generale a chi fosse in cerca di musica paradisiaco, è decisamente il caso di dirlo, in grado di emozionare e, perché no, rilassare l’ascoltatore con le sue atmosfere soavi.