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Luther Allison è stato uno dei grandi bluesman dimenticati dalla madre patria: nasce nel 1939 in Arkansas e appena ventenne si trasferisce a Chicago dove inizia a suonare la chitarra a tempo pieno: Nella Windy City frequenta i musicisti del West Side, gente del calibro di Magic Sam e Jimmy Dawkins. Dopo un paio di album di buon successo e numerosissimi concerti il nostro viene inspiegabilmente dimenticato. Per sopravvivere è costretto suonare per pochi dollari nei locali più infimi e a fare lavori spesso duri. Decide così di trasferirsi in Francia dove il suo nome era ancora ben noto agli appassionati di blues e qui viene presto riscoperto dalla Alligator che lo mette sotto contratto facendogli registrare diversi album che gli valgono anche alcuni premi. Nel corso della sua lunga carriera Luther ha registrato molto grandi album in studio (Bad News Is Coming, Luther’s Blues, Love Me Papa, Soul Fixin’) ma era dal vivo che il nostro dava il meglio di se. Dotato di una voce splendida e sofferta e di uno stile chitarristico di cristallina bellezza, sul palco Allison era un vero portento. Il suo era un blues improntato sullo stile di Chicago ma non ha mai disdegnato escursioni nel soul nel R&B e nel funky, creandosi così uno stile proprio facilmente riconoscibile. Nelle sue esibizioni dal vivo egli era solito lanciarsi in chilometrici assolo e in sofferti slow blues che , anche grazie alla sua splendida voce, era il suo vero cavallo di battaglia Il disco che andiamo ora ad analizzare è una raccolta di brani dal vivo registrati nelle sue varie apprizzioni al prestigioso Festival di Montreaux. Tra i 13 brani presenti ci sono sia successi autografi che grandi classici del passato. Si va dalla bellissima e sofferta “Same Thing” della durata di oltre 8 minuti alla travolgente jam di “Little Red Rooster” che si protrae per oltre 11 minuti. Il classico di Howlin Wolf viene riletto da Allison con impressionante forza e ci da la possibilità di apprezzare tutta la sua potenza canora. Straordinari l’attacco subito dopo la intro strumentale. Luther ci dà dentro alla grande anche con la sua 6 corde con assoli spesso distorti come a sottolinearne la grande partecipazione emotiva. Tra le grandi cover segnaliamo anche la celebre “The Sky Is Cryng” : La versione qui presente non ha nulla da invidiare a quelle di Albert King e SRV, quando si trattava di cimentarsi negli slow Luther Allison aveva ben pochi rivali. Il suo è sempre leggermente distorto sui bassi, altra sua peculiarità, e particolarmente incisivo sulle note alte. Ancora stupefacente la prova vocale. Molto bella è anche la versione del superclassico di Robert Johnson “Sweet Home Chicago” eseguito in chiave soul, un po’ come la celebre versione dei Blues Brothers per intenderci, ma con quel piglio vocale influenzato dal gospel tipico di Allison. Da apprezzare anche l’ottimo lavoro Andrew Love al sax che si cimenta in un coinvolgente assolo. Grandiosa anche “Back Down South” con una meravigliosa armonica a dettare col piano mentre Luther da spettacolo con la sua ugola.
Tra i brani che portano la sua firma troviamo il classico “Bad News Is Coming” ennesimo slow blues da brividi con uno splendido lavoro al piano di Michael Carras. Decisamente pi rivolto al funky è invece l’altro grande classico del suo repertorio al splendida “Bad Love” che si avvale di un imponente accompagnamento di fiati supportare i lancinanti assoli della chitarra del leader e la sua sempre maiuscola prova vocale.
“Where Have You Been?” è un disco godibilissimo dall’inizio alla fine, una vera manna per gli amanti del blues elettrico più sofferto. Luther Allison è stato uno straordinario interprete della tradizione del Chicago blues, un cantante favoloso dotato di una voce che ha avuto ben pochi eguali e soprattutto capace di immergersi totalmente nella sua musica con un trasporto emotivo davvero raro.