
Vedere Marlene è sempre come se fosse la prima volta, è emozionante e grintosa, sensuale nel suo fare irrangiungibile,a volte freddo. Marlene ha gli occhi di ghiaccio, una voce particolare e suadente, è lunatica, capace di passare da uno stato di calma a un esplosione di furia rabbiosa incontrollabile. Sotto le luci rosse della suggestiva cattedrale di Asti la sua pelle brillava come sempre, accecando gli sguardi innamorati di chi la osservava incantato mentre lei cantava le sue parole ricercate e poetiche. Nel momento in cui le prime note di “Inelluttabile” prendono vita, l'attenzione del pubblico si rivolge verso Godano e così sarà finchè l'ultima nota della sua chitarra non si disperderà nel aria in una nuvola di stupore. “Le Putte” richiama tutta la grinta che aveva su disco, si lascia trasportare dagli urli rabbiosi e dagli scatti isterici di Cristiano, le corde della chitarra si piegano al suo volere fino all'inizio di “Notte”, primo pezzo nuovo, prima piccola caduta di stile, mentre il ritmo si fa meno serrato e le note si dilatano, la voce diventa calma e romantica e l'aria attorno si distende, forse troppo. “La canzone di oggi” richiama a sè il fantasma dei Nirvana, Luca da dietro la batteria accompagna con il suo micofono Godano che sembra sdoppiarsi in un gioco di cantato inedito e intenso, mentre la “Canzone che scrivo per te” perde parte della sua sensualità a causa dell'ovvia assenza di Skin rimpiazzata da una traduzione poco esaltante delle sue strofe. Pezzo peggiore della serata è l'esecuzione della cover di Mina “Con te non gioco più” contenuta anche nell'ep “Fingendo

poesia”, si trasforma infatti in una cantilena, trascinata da suoni che poco si addicono a un gruppo come i Marlene. Mentre l'arrivo di “Ape Regina” è fulminante, in un alternarsi di momenti di quiete dove un brivido attraversa la schiena al suono di “..Posso fare fuori parti di voi con facilità…” e di furia, dove le chitarra urlavano distorte e le corde morivano in uno straziante lamento. “Cara e la fine” e poi il silenzio, in un turbine di chiara attitudine noise i quattro Marlene lasciano il palco e scompaiono, il pubblico applaude e le loro ombre tornano a fare capolino sul palco sotto le note di “Lei, Schiele e me” in cui tutta la bellezza dei dipinti di Schiele si trasforma in musica e parole in attesa del gran finale. La durezza di “Festa Mesta” si spegne nel esplosione sonora di “Vortice” ed è di nuovo silenzio. Marlene se ne va, un saluto veloce e la sua sagoma scompare nell'infinito delle sue parole. Un pò di dispiacere per non aver ascoltato canzoni come “Sonica” o “Nuotando nell'aria” che venivano acclamate a gran voce ma per un live italiano di questo livello glielo si perdona. Tutto il resto è Marlene…
*le foto sono di Fabio N.