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Era atteso da tempo questo live acustico di Warren Haynes: inizialmente doveva essere pubblicato nell’inverno del 2002 invece Warren optò per un EP (The Lone EP) di sole 5 canzoni. Ora invece finalmente abbiamo tra le mani questo “Live At Bonnaroo” registrato nel famoso festival di cui proprio “i muli” sono padri e padroni. Per chi non conoscesse la storia di questa manifestazione diciamo che non si tratta certo di un minifestival di periferia ma di un grande evento che si svolge davanti ad oltre 80000 persone. Capirete che esibirsi in solitaria, voce e chitarra, davanti ad un pubblico così grande non è certo facile per nessuno; ma Warren Haynes non è un tipo qualunque e questo album dal vivo ne è l’ennesima conferma. Al giorno d’oggi ci sono in giro davvero pochi musicisti così eclettici e completi come Haynes, e anche in questa nuova veste quasi da folksinger il nostro non si smentisce offrendo una prova maiuscola. Personalmente ritengo che un artista è davvero grande quando non ha paura di sperimentare, e di rinnovarsi; quando invece di vivere di rendita si rimette in gioco. Warren è ormai considerato quasi all’unisono una icona della jam music americana, sia con gli ABB che coi Gov’t Mule ( ma anche negli altri innumerevoli progetti in cui è coinvolto) il nostro si è costruito una solida fama; è l’axe man per eccellenza capace di suonare anche per 6 \7 ore di fila sempre in bilico tra Hendrix e Duane Allman con evoluzioni chitarristiche senza fine. In poche parole è tutto l’opposto di un folksinger. Ma Warren non è certo tipo da dormire sugli allori, lui ama la musica acustica, il blues e il folk e per uno come lui questo passaggio di ruoli è la naturale conseguenza di una maturazione artistica che sembra non avere mai fine. Per riuscire bene in un disco come questo non basta essere dei grandi chitarristi ma bisogna essere anche, e soprattutto, dei grandi cantanti ed avere molta personalità. Beh Warren Haynes ha tutte queste qualità e forse anche di più perché non solo ci regala un disco bello ed emozionante ma mette a segno un paio di colpi da vero fuoriclasse. Impossibile citare tutte e 16 le canzoni che compongono questo album mi limito perciò a segnalarvi gli episodi che più mi hanno colpito: Partiamo da quella che considero come la vera gemma del disco cioè la sua favolosa versione di “One” degli U2. A parere di chi scrive questa di Warren è inferiore, ma neanche poi tanto, solo a quella mitica di Johnny Cash: il suono della chitarra e puro,cristallino e poetico come deve essere, e la prova vocale davvero da brividi. Haynes canta con lo stomaco e col cuore variando tonalità come un folksinger navigato e arrivando direttamente all’anima degli ascoltatori offrendo una prova semplicemente strepitosa. Sempre in tema di cover impossibile poi non citare la bellissima “Lucky” song che apre il disco. Si avete capito bene è proprio quella dei Radiohead anche se è quasi irriconoscibile; rimane la melodia di fondo ma Warren la sa far sua in modo splendido,donandole una nuova vita. Non dimentichiamo che il nostro proviene dal movimento jam\psichedelico per cui tra le sue massime influenze non possono certo mancare i Gratefull Dead ed ecco quindi che Warren omaggia Jerry Garcia riproponendo due suoi brani :“To Lay Me Down” è talmente bella che la si riascolterebbe per ore, si sente che Haynes ama profondamente questa canzone e il suo autore. “Stella Blue” è invece un brano poco conosciuto di Garcia, era su “From The Mars Hotel” uno dei dischi meno considerati dell’ex leader dei Dead . La versione che Warren ci regala è a dir poco sensazionale, quasi sussurrata all’inizio come se si trattasse di una lenta ninna nanna per poi salire di tono e uscire direttamente dallo stomaco. Ultima grande cover è “I’ve Got Dream sTo Remeber” di Otis Redding uno degli eroi del nostro. Anche qui siamo a livelli stellari come interpretazione, una canzone da ascoltare e riascoltare decine di volte per coglierne ogni passaggio, ogni cambio di tonalità ,ogni sfumatura. Ma questo non è solo un disco di cover, anzi la maggior parte dei brani sono a firma di Warren: i fan dei muli gioiranno ad ascoltare la meravigliosa versione di “Soulshine” che va chiudere il disco; per l’occasione il nostro si fa accompagnare dal musicista africano Vusi Mahslasela alla seconda, splendida, voce. Versione davvero bellissima a conferma che le grandi canzoni rimangono sempre tali anche quando vengono vestite a nuovo. “Patchwork Quilt” è un altro classico del nostro e ancora una volta la versione acustica non ha nulla da invidiare a quella elettrica. Stesso discorso per una delle song più amate dei muli vale a dire la meravigliosa “Beautifully Broken” che mette in mostra tutte le enormi doti canore di Warren. “Live At Bonnaroo” non finisce certo qui, ci sono altre piccole grandi gemme da scoprire ma lascio a voi il piacere, io mi limito a consigliare a tutti l’acquisto di questo splendido disco. La conferma dell’enorme e inesauribile talento di Warren Haynes certamente uno dei musicisti (nel senso più ampio del termine) più completi che ci siano oggi al mondo.