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Ci sono dei gruppi di cui sai già cosa aspettarti, come sarà l’album, come suonerà, e l’unico interesse che destano nell’ascoltatore è il sapere se sarà peggio o meglio del precedente lavoro.
Tanto quanto è impossibile una collaborazione tra Jack White e i Chemical brothers e tanto quanto è improbabile aspettarsi un album reggae dai Green Day arriva Welcome to the north, il nuovo album dei Music.
Com’è?
E’ la solita roba.
Ma come fa ad essere la solita roba? E’ un gruppo relativamente giovane e solo al secondo disco.
Giusto. E’ la solita roba alla The Music.
Lo scatenato quartetto non ha cambiato una virgola dall’esordio, riproponendo lo stesso mix di chitarre ignoranti, lo stesso basso incalzante e la stessa batteria possente dai ricordi baggy. Il risultato è ovviamente lo stesso disco, ne più ne meno.
Andando a scandagliare profondamente l’album -perchè solo dopo svariati ascolti ci si accorge che non sono le stesse session di registrazione di “the music”- si potrebbe notare la mancanza di qualche bella “cavalcata” che superi la barriera dei 5 minuti; e una virata più “commerciale”, più fedele alla struttura pop e alle leggi di mercato. Insomma un leggero calo sia stilistico che artistico, a cui si somma l’eccessivo uso di flanger nei suoni, che già alla 5 canzone ha rotto ampiamente le scatole.
A dirla tutta l’album pecca un po’ anche di personalità, venendo ogni tanto attirato, come una calamita che si avvicina lentamente, un po’ alla new wave (e visto il risultato sarebbe stato meglio se si fosse direttamente attaccato al genere, Into the night è uno dei pezzi più azzeccati e riporta alla mente gli Stills), al rock pesante di stampo americano (One way in, no way out, col suo bel riffettone ignorante che non poteva mancare), all’indie piacione (Guide, una song dall’andamento alla Heroes) e alla classifica (breakin, che con una buona rotazione audio e video pronostico che arriva almeno alla n°5).
Non fatevi però ingannare da questi nomi e titoli: di fondo non c’è mai stata nessuna reale svolta, ma solo sfumature più o meno leggere su quel cerchio di neon ipercolarato che è l’orbita dei The Music. Speriamo in un futuro migliore – e magari nella presenza di qualche contenuto interessante – perchè l’ombra dell’eclissi è alle porte.