Sophia – The Infinite Circle

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Dopo l’avventura con i bizzarri God Machine, Robin Proper Sheppard si insinua nei sofisticati sentieri del rock cantautorale, dando vita al suo alter ego, Sophia, quadro soffuso della sua anima incompresa e delicata. Dopo il primo e bellissimo album del 1996 ”Fixed Water”, destinato a rimanere a lungo tra i ricordi di molti appassionati, Proper Sheppard decide, due anni dopo, di proseguire le storie di Sophia attraverso un secondo album non meno emozionante e forse ancor più raffinato. Se infatti nell’esordio si faceva largo un’ attitudine ai limiti del lo-fi, in “The infinite circe” tutto appare maggiormente ricercato anche se la formula nella sua matrice non pare eccessivamente diversa: folk rock moderno e malinconico, prevalentemente caratterizzato dal gentile incedere della chitarra acustica di Proper Sheppard, coadiuvata da delicati innesti ritmici e di archi, volti ad impreziosire un panorama sonoro di sicuro effetto. Le canzoni che compongono questo splendido secondo album di Sophia sono istantanee della vita del suo leader, racconti intimi di emozioni a volte tristi, a volte leggermente più solari, in cui scorre tutta la passione del Proper Sheppard cantautore, finalmente artista compiuto e consapevole dopo anni di incerta sperimentazione direzionale. Difficile scegliere un brano piuttosto che un altro in mezzo a questi 10 gioielli; qualsiasi ipotesi, benché giustificabile, sarebbe figlia del gusto personale e non di motivazioni oggettive. Detto questo, credo sia impossibile rimanere indifferenti di fronte alla malinconia espressa in “If Only”, all’amarezza struggente di “Bastards”, e infine alla incredibile suggestione creata dalla sostenuta e vibrante “The river song”. Per il resto siamo di fronte ad una raccolta di songs esemplari nel suo genere, in cui emerge lo stile inconfondibile di Proper Sheppard, tutta la sua amarezza, tutta la sua innata dolcezza trasportata dalla sua voce squisitamente non perfetta ma emotivamente efficace nel trasmettere le giuste vibrazioni. Rimane ben poco da aggiungere, se non che l’uomo che si nasconde dietro Sophia è senz’altro uno dei cantastorie più sensibili dei nostri giorni, uno di quei tristi, schivi, ma straordinari uomini che vorremmo cantassero sempre le loro paure per esorcizzare le nostre.