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Quando Nico parlava dei suoi dischi, era solita indicare in The Marble Index come la cosa migliore che avesse mai fatto. Anche John Cale, il quale, oltre ad essere stato suo compagno nell’avventura Velvet Underground, ed essere il produttore dei suoi dischi più importanti, ha sempre avuto quella convinzione: Cale disse in una intervista di considerare The Marble Index come un contributo importante alla musica classica contemporanea. Probabilmente, è tutto vero: quell’album rimane qualche cosa di irraggiungibile ed insuperato. Desertshore forse non raggiunge quella perfezione, ma è comunque un grande Capolavoro, uno dei dischi fondamentali della storia delle nostra Musica, e credo che non dovrebbe mancare in nessuna collezione che si rispetti. E’ un disco fortemente evocativo e misterioso; non credo di esagerare dicendo che emana perfino un senso di sacralità: forse dipenderà dal suono,o dal cantato solenne tipico di Nico, o forse dal suono stentoreo del suo Armonium. La strumentazione è davvero ridotta al minimo; oltre alla voce e la sua strana tastiera non c’è quasi nulla. Qualche campanello, a volte si sente il suono sinistro di un Corno in lontano. In Abschied c’è l’impagabile Viola di Cale. E’ un disco incredibile. Janitor of Lunacy, The Falconer, My Only Child, canzoni indimenticabili, potentemente evocative. In Le Petit Chevalier c’è la voce del figlio di Nico, Ari, che all’epoca doveva avere 4-5 anni: una filastrocca cantata come solo un bambino può fare, un Clavicembalo primordiale accompagna questa melodia sconvolgente. Desertshore appartiene alla categoria dei dischi “assoluti”, dischi per i quali il trascorrere del tempo è un puro particolare. Indimenticabile e coraggioso.