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Il periodo che va dalla fine degli anni ’40 alla fine dei ’60 è stato senza dubbio il più glorioso della storia del blues; durante questi 20 anni sono saliti alla ribalta tutti quei personaggi che hanno fatto della musica del diavolo il vero punto di riferimento per il nascente rock&roll e che ancora oggi vengono citati tra le maggiori fonti di ispirazione da artisti giovani e vecchi. La vera capitale del blues dei tempi d’oro era senza dubbio Chicago,dove qui su tutte giganteggiavano due band che non avevano rivali: capitanate da due dei più grandi bluesman di tutti i tempi la Muddy Waters band e la Howlin Wolf band (entrambe guidate dalla attenta regia di Willy Dixon e dei fratelli Chess) hanno scritto centinaia di classici e fatto da vera e propria scuola per legioni di bluesman allora sconosciuti ma poi diventati anch’essi icone del genere. Personaggi del calibro di Buddy Guy, Little Walter, James Cotton, Junior Weels e molti altri devono gran parte della loro fortuna all’insegnamento di questi due giganti del blues. Ma se la band di Muddy Waters ha visto nel corso degli anni alternarsi moltissimimusicisti quella di Howlin aveva un vero punto fisso al suo interno e cioè la chitarra di Hubert Sumlin. Egli ha militato al fianco del lupo per oltre 20 anni e la sua sei corde ha firmato tutti i classici che Howlin ha composto nel corso della sua carriera. Hubert Sumlin era, ed è tutt’ora, un chitarrista unico dotato di un innato senso della melodia e dell’improvvisazione. Le sue brevi e ficcanti svisate soliste e i suoi fraseggi morbidi si sposavano alla perfezione con la voce potente e roca di Wolf e costituiscono ancora oggi uno dei suoni più riconoscibili del blues. Sumlin è rimasto uno dei pochi che suona la chitarra come si faceva all’epoca, niente spartiti niente di programmato, lui segue la voce e inventa, il blues fa parte del suo DNA e per suonarlo alla grande gli basta solo appoggiare le dita sulle corde, il resto viene da solo, alla faccia degli studi di registrazione e degli effetti che sanno solo far crescere finti musicisti. Ad uno come lui bastano solo il cuore e il talento ed è forse per questo che ancora oggi tutti lo stimano incondizionatamente. Al contrario di molti altri però Hubert non ha sfruttato la notorietà che la collaborazione con Howlin Wolf gli aveva conferito preferendo restare nell’ombra, tranne per qualche episodio solista, con la umiltà che da sempre lo ha contraddistinto. Questo non ha però impedito ai nascenti big del British blues di ergerlo come loro beniamino e ora i due suoi più noti discepoli, Keith Richards ed Eric Clapton, sono al suo fianco per questo sentito omaggio che il nostro , giunto alla veneranda età di 74 anni, ha deciso di fare alla musica che per tutta la vita lo ha accompagnato. Assieme a loro due ci sono anche James Cotton, David Johansen, David Maxwel (fenomenale al piano)l e Levon Helm. Una band da leccarsi i baffi e il risultato non poteva che essere stupefacente. Hubert e soci rileggono molti degli standard di Muddy Waters e Willie Dixon offrendo delle versioni davvero superbe. Troviamo così una favolosa “I’M Ready” con l’armonica di Cotton ad accompagnare le chitarre di Hubert e Clapton per un mix davvero esplosivo. “Still Fool” vede Keith alla voce con al chitarra scarna e tenebrosa di Hubert che lo segue in uno slow blues da pelle d’oca. Straordinarie poi le versioni della intramontabile “Evil” e poi “The Same Thing” col vocione e la chitarra di Hubert che danno spettacolo. Difficile davvero scegliere un brano piuttosto che un altro, questo cd è un vero dizionari del blues elettrico merita però una citazione la favolosa “Iodine in My Coffe” impreziosita dal duetto tra la slide di Sumlin e l’armonica di Cotton oppure dallo strepitoso Clapton di “Long Distance Call”, se avesse suonato con questo spirito in “Me e Mr.Johnson”….
Questo “About Them Shoes” avrebbe dovuto vedere la luce già 5 anni fa ma poi sembrava essersi perso per strada imbrigliato tra beghe contrattuali, finalmente ora (grazie alla Artemis) possiamo goderci questo gioiellino; un disco splendido che riporta alla ribalta un personaggio che ha percorso la storia del blues da assoluto protagonista. Se c’è in giro oggi un musicista che può dare lezioni di Chicago blues a tutti questo è senza dubbio Hubert Sumlin, uno che questo genere ha contribuito a farlo nascere e crescere e per questo a lui va l’affetto e il ringraziamento di tutti noi appassionati. Bentornato