Blind Melon – Soup

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Per certi critici lesti, pronti a tagliare con la mannaia la carriera degli artisti, “Soup”, pubblicato nel ’95, è stato loro servito su un piatto d’argento. Proprio così, hanno offerto il fianco alle critiche troppo facilmente i cinque d’adozione grunge, forse perché inconsciamente consapevoli di essere arrivati al capolinea. Carriera fulminea per i Blind Melon dunque, che si improvvisano protagonisti nella cucina del loro “ristorante”, con un vero e proprio menù di 14 “pietanze”. Gli ingredienti, ormai non più segreti, riportano infatti allo stesso geniale mix di R&R, boogie, jug, folk e conutry del primo album, che contribuisce ad aumentare maggiormente le analogie con i predecessori Led Zeppelin, Yes, Jethro Tull. Una Zuppa, che al palato dei più, non è risultata particolarmente gradevole, costituita da canzoni leggiadre, ma profonde, costruite su ritmiche irregolari e spesso su melodie cantilenanti, ripiene di voci frequentemente lagnose quanto suadenti. Il tutto nel disperato tentativo di dimostrare ancora una volta quanto i “sapori” del passato fossero prelibati. Apparentemente niente di nuovo quindi per i “cinque cuochi”, che si apprestavano, di lì a poco, ad affrontare una tragica perdita. A distanza di dieci anni, riascoltando questo LP, riesce molto più facile percepire l’irrequieto stato d’animo del vocalist. Il “verbo” di Hoon diventa oscuro ed enigmatico, è come se volesse a tutti i costi trasmettere un messaggio leggibile solo da se stesso, risultando indecifrabile e impenetrabile a chiunque abbia provato a dare un senso al suo modo di esprimere le proprie sensazioni. Ci troviamo quindi di fronte ad un gruppo che, anche se apparentemente potrebbe risultare scherzoso e disinvolto, non riesce a nascondere un aspetto, al contrario, molto più intimista e profondo, egregiamente espresso nella ballata acustica “Mouthful Of Cavities”. Tutto questo è quanto offrono nel loro “ristorante” e lo fanno con fierezza e anche con un pizzico di prepotenza e dispotismo, ricordando, casualmente o no, l’antica espressione nostrana “O ti mangi sta’ minestra o….” Da soli dunque, con il coraggio di non inseguire nessun’altra scia e rimanendo lì nella loro galassia guardando dall’alto il resto del mondo scodinzolare ai piedi del miglior offerente.