Mauro Pagani: Creuza de Mauro, in memoria di Faber

Nella tranquilla cornice di villa Suardi, venerdì 10 giugno si è inaugurata a Trescore Balneario l’edizione 2005 di “Andar per Musica”, una importante rassegna locale di musica folk contemporanea, capace di radunare noti musicisti provenienti da diversi paesi stranieri. La Frame Events, con l’importante supporto della provincia di Bergamo e della Pro Loco di Trescore, è riuscita a organizzare un interessante rassegna (per ulteriori info rimandiamo al sito www.frameevents.com ) e a proporre una serata d’apertura con un concerto di Mauro Pagani ad ingresso gratuito, in poche parole un’occasione da non lasciarsi perdere.
Come probabilmente ben saprete, l’ultima fatica discografica dell’ex polistrumentista della Premiata Forneria Marconi ha suscitato abbastanza clamore nella scena: nel 2004 infatti Pagani ha pubblicato una personale reinterpretazione di “Creuza de ma”, a vent’anni esatti dalla pubblicazione di questa fondamentale opera del mai troppo compianto Fabrizio de André, di cui Mauro fu uno dei più fidati collaboratori e il cui ruolo nella realizzazione del disco fu di primaria importanza. È dunque chiaro che gran parte della serata sarà concentrata sulla riproposizione dei brani di Creuza ma, come leggeremo in seguito, l’estro di Pagani sarà in grado di regalarci molti episodi apprezzabili.
Il pubblico in ogni caso accoglie con molto favore i rifacimenti dei brani di Faber, anche se non sono pochi quelli che auspicherebbero qualche brano della PFM. Dopo la dovuta presentazione della manifestazione ad opera degli organizzatori, Pagani e la sua ottima band iniziano il concerto proponendoci in fila i primi quattro pezzi di “Creuza de ma”, e appena la voce di Mauro intona i primi versi «Umbre de muri muri de mainé / dunde ne vegnì duve l'è ch'ané…» l’emozione è indescrivibile: certo, la voce non è quella di de André, ma un po’ per l’inevitabile nostalgia e un po’ per la maestria di Mauro, il momento è davvero emozionante; ascoltando queste note, è incredibile constatare come a tutt’oggi il grande Faber sia ancora una presenza viva in mezzo a tutti coloro che lo hanno amato e ancora lo hanno nel cuore.
L’interpretazione di Mauro è magistrale e la sua band davvero all’altezza: Eros Cristiani regala grandi emozioni con le sue tastiere e la fisarmonica, il bresciano Giorgio Cordini si rivela chitarrista elettrico e acustico dall’ottimo tocco, mentre Joe Damiani (batteria) e Max Gabanizza (basso) formano un’eccellente sessione ritmica. Tuttavia, un plauso particolare lo merita sicuramente il sardo Gavino Murgia, eclettico cantante e polistrumentista capace di giostrarsi fra sax soprano, launeddas (una sorta di flauto a tre canne dal suono terribilmente evocativo) e soprattutto voce tenore “goine”, una delle massime espressioni musicali del folk sardo,; un musicista sorprendente che accompagna Mauro alla perfezione, ricreando le magiche atmosfere mediterranee senza tempo di “Creuza de Ma”.
Dopo questo folgorante esordio, ci vengono proposti due brani folk, tratti dalle opere di due artisti ispanici: “Quantas sabedes” è un antico brano galiziano rimusicato con maestria da Mauro agli inizi della sua carriera, mentre l’intensa “Quiero” traspone in musica una poesia del poeta cubano José Martì, narrante la storia di una niña che per amore cadde in un fiume… ma sbaglio o una storia simile l’abbiamo già sentita? Ironia a parte, anche il pubblico ha avuto un sussulto nell’apprendere di questa Marinella cubana.
Dopo una particolarmente apprezzata versione di “A dumenega”, sempre tratta da “Creuza de ma”, Pagani torna a proporre alcuni brani dal suo repertorio solista, una fantastica miscela di sonorità rock, cantautorali e folk cosmopolita. Mauro è davvero in gran forma e possiamo apprezzarne tutte le doti di cantante e, non scordiamocelo, di virtuoso polistrumentista, capace di passare dalla viola al banjo e al flauto traverso nei passaggi da un brano all’altro. I momenti migliori sono sicuramente “Parole a caso”, una song dal mood a tratti jazz scritta a quattro mani con Morgan (grande prestazione di Gavino al sax), e la caustica “Nessuno”, un brano amara e sarcastico, a tratti pieno di rabbia puramente rock, dedicato a un capo, un «tizio simpatico che più passa il tempo, più diventa bello» – chi sarà mai? – e narrante «delle miserevoli attuali condizioni del nostro paese». Durante l’introduzione a questo brano, c’è stato fra l’altro un divertente duello di Mauro col suo banjo, evidentemente poco restio a lasciarsi accordare dalle mani del nostro, un modo come un altro per farsi due risate col pubblico e ripartire con dell’ottima musica.
Lo show procede tranquillo e piacevole con un’altra serie di brani come “Europa Mia”, un pezzo molto caro a Pagani – visibilmente emozionato durante la sua introduzione – poiché si tratta del primo da lui composto in seguito alla dipartita dalla PFM. Lo show si avvia dunque verso la conclusione con un ultimo brano tratto dalla versione 2004 di “Creuza”, quella “Megu megun” originariamente destinata all’album di de André, ma in seguito finita nel successivo “Nuvole”.
Mauro e la band a questo punto escono per la prima volta , per poi rientrare dopo le calorosissime richieste di encore da parte del pubblico: i nostri ci propongono quindi quel suggestivo notturno dialettale intitolato “Neutte”, anch’esso originariamente concepito per “Creuza de Ma”, e poi ancora la struggente “Davvero davvero”, tratta da “Passa la bellezza”, album solista di Mauro pubblicato nel 1991.
Seguono i classici discorsi di commiato e ringraziamento degli organizzatori, e poi un ultimo encore: qui Mauro Pagani sceglie di concludere il concerto nella maniera più trionfale possibile, e già immagino avrete capito cosa ci ha cantato… Ebbene sì, lo spettacolo si è chiuso con il più classico dei suoi pezzi, nonché uno dei migliori brani in assoluto mai composti nel nostro paese, quella meravigliosa “Impressioni di settembre” che letteralmente sorprende, incanta e commuove tutti i presenti, che alla fine non possono far altro che tributare a Mauro i dovuti onori con un lungo, doveroso applauso.
Per alcuni fortunati, rimasti sotto il palco mentre la maggior parte della gente già se ne andava, Mauro non si è poi fatto problemi a fare un terzo encore tutto per loro, dimostrandosi ancora una volta la sua gran voglia di suonare e, soprattutto, un’artista davvero gentile e affabile, ancor prima che uno dei più grandi musicisti che abbiamo nel panorama italiano.