Paolo Zanardi – Portami a fare un giro

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Attivo nella scena italiana fin dal 1994, il barese Paolo Zanardi vanta un ottimo curriculum musicale e trovo francamente inspiegabile il fatto che solo adesso sia riuscito a dare alle stampe il suo primo lavoro solista, per la “Olivia Records”. La sua vecchia band, i Borgo Pirano, era riuscita ad ottenere importanti riconoscimenti in festival come l’Arezzo Wave, Rock Targato Italia e il premio “Città di Recanati” del 1998, e Paolo ottenne grandi soddisfazioni anche in campo cinematografico, avendo collaborato prima col regista Graziano Conversano, poi componendo “Scegli me” per il fillm “Mio cognato”, con attori del calibro di Sergio Rubini e Luigi lo Cascio. E finalmente, la produzione del primo disco di questo genuino artista. La musica che ci propone Paolo è una classica canzone d’autore made in Italy, musica leggera composta con classe e senza cadere nelle solite, facili banalità che il genere stesso o eventuali tentazioni radiofoniche implicano. “Portami a fare un giro” è un album caldo e solare, un ideale sottofondo per un viaggio di piacere come ci si aspetterebbe da un titolo come questo: “Gas”, brano di apertura dalle forti tinte reggae, non ha nulla da invidiare ai lavori degli ultimi Negrita, se non forse un cantato più easy listening che sicuramente avrebbe potuto rendere un successo questo brano, ma la voce di Paolo, ruvida e intrisa d’ironia a tratti acida, memore della lezione di artisti come Rino Gaetano od Alberto Fortis, non è fatta per questo genere di pezzi, e per fortuna aggiungerei. Rischio di apparire blasfemo nel dire quanto segue, ma le atmosfere popolari della title-track, frutto delle belle musiche e della simpatia del testo, mi hanno piacevolmente ricordato i toni di alcuni brani del primo Paolo Conte, meraviglie della canzone italiana come “Azzurro” o “Bartali” in cui la componente folk combinata a un senso dell’umorismo tipicamente nostrano riesce ad esprimere al meglio il carattere italico in una semplice canzone. C’è una bella varietà nei pezzi di quest’album: dal pop easy listening de “Il farmacista” al mood felliniano di “Giocattolaio”, passando per l’unica cover, “Caldo” dei Diaframma, brano dotato di un’intensa malinconia dolcemente stemperata dalla voce di Paolo, amara eppure piena di speranza. “Matisse” con le fisarmoniche così parigine e il calore delle sue musiche sembra volerci trasportare all’interno di un quadro del maestro espressionista, mentre “Piani di fuga” è un brano che potrebbe benissimo piacere anche ad un pubblico internazionale, con le sue sonorità morbide a metà strada fra Kings of Conveniente e Cousteau. In “Odette” il nostro Zanardi sembra voler emulare le chanson jazzate del nostro bravo Sergio Cammariere, mentre “Come una lampadina” nei suoi momenti elettronici sembra rievocare gli Scisma; c’è comunque da dire che Paolo Zanardi, nonostante l’evidenza dei suoi tanti ed eccellenti riferimenti, riesce ad esprimere la propria personalità con una rara, raffinata eleganza, quella degna dei migliori autori italiani che fanno dello stile il proprio marchio di fabbrica. È così che “Portami a fare un giro” si conclude con “La panchina”, tanto breve quanto romantico brano in cui la voce di Paolo è l’asse portante delicatamente sostenuto da pianoforte e viola, in grado di esprimere una dolcezza incredibile. Tirando le somme, sono stato davvero contento di essermi ritrovato fra le mani questo CD: questa neonata etichetta nostrana ci ha regalato una produzione davvero ottima e fatto conoscere un artista davvero in gamba e dotato di un invidiabile eclettismo che gli ha consentito di produrre dieci brani terribilmente emozionanti, uno più bello dell’altro. L’invito all’ascolto è quantomeno doveroso, soprattutto per chi volesse supportare un artista di talento, se non un’ottima espressione della musica italiana in un panorama attuale alquanto desolante.