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Ascoltando il cd d’esordio dei genovesi Port-royal e provando a associare un’immagine alla musica la prima che mi viene in mente è un tappeto, questo perché il post-rock onirico di questi ragazzi liguri è una musica rilassata, dilatata al massimo, distesa ed elaborata. Il nome a cui sono sempre più spesso associati è quello degli islandesi Sigur ros, e francamente un po’ di somiglianza c’è, ma i Port-royal oltre a non avere un cantante, seguono una struttura delle canzoni molto diversa, più larga e riflessiva di quella del gruppo islandese. Dopo l’introduzione del primo brano si entra perfettamente nel loro universo musicale con la seconda traccia: la bellissima “Spetsnaz-Paul Leni” e non se ne esce tanto facilmente. Questo perché la loro musica viaggia indisturbata e senza disturbare per tutte le dieci tracce dell’album, è un disco di accompagnamento, rilassante e piacevole. Ascoltando il disco quello che mi colpisce di più è la ricerca dei suoni. Sarà che ero già rimasto molto impressionato ascoltando i demo realizzati da questo gruppo, ma la loro capacità di creare atmosfere rarefatte e di far viaggiare con loro l’ascoltatore colpisce sempre di più. Per tutto il disco si ha come la sensazione che i suoni non si fermino al semplice rumore, ma che ricreino gli elementi, come rappresentazione della realtà. Tornando ai fatti trovo parecchio emblematico che una delle esperienze musicali migliori che abbia sentito in Italia negli ultimi anni sia prodotta da un’etichetta inglese, dimostrando così come “la fuga dei cervelli” operi anche in campo musicale. Ma alla fine dei conti l’importante è che si possa ascoltare una ricerca musicale di così alto livello. In definitiva un disco da avere, da ascoltare e riascoltare, anche solo per godersi un gruppo con delle idee fenomenali e una capacità unica nella composizione.