Richard Thompson – Front Parlour Ballads

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Ne ha fatta di strada Richard Thompson… Una carriera lunga e ricca di soddisfazioni la sua, partita negli anni ’60 coi Fairport Convention, coi quali diede vita al monumentale “Unhalfbricking”, passata attraverso il sodalizio artistico-sentimentale con la ex consorte Linda e giungendo infine ad una carriera esclusivamente da solista… arrivando con quest’ultimo disco addirittura a registrarsi un disco in casa, il “Trellis Sound” Los Angeles, e suonandovi tutti gli strumenti, eccezion fatta per le percussioni ad opera di Debra Dorkin. “Front Parlour Ballads”, presentatoci come il primo album acustico di Richard (non del tutto a dire il vero…), è d’altronde un titolo che richiama atmosfere domestiche ed accoglienti fin da subito, e l’impressione iniziale è confermata già da “Let it blow”, uno dei pochi brani rockeggianti contenuti in questo disco: sarà per la registrazione volutamente ruvida, quasi da vinile, sarà perché mr. Thompson è davvero un signor cantastorie, ma ascoltando questo brano sembra proprio di essere ospiti di uno show dal vivo per pochi intimi in casa Thompson, un brano ironico, a tratti ballabile… su un matrimonio fallito. Si sarà trasferito a LA da tempo, però Richard è un folksinger inglese a tutti gli effetti, e inglese è indubbiamente il suo sense of humour. Brani tradizionali come la morbida “For whose sake?” – un’interpretazione fra le più emozionanti dell’album – piuttosto che una “Miss Patsy” dalle tinte irish-folk in stile Chieftains, o la vibrante, nostalgica “Old Thames Side” ci mostrano un artista in stato di grazia, completamente a suo agio in questo suo piccolo microcosmo. In questi 47 minuti Richard riesce a deliziarci con tredici brani riusciti e ben variegati fra loro, nei quali offre interpretazioni coinvolgenti e ricche di pathos. Ascoltando “My Soul, My Soul” possiamo apprezzare una slide blues rock memore del miglior Willy DeVille, mentre “Row, Boys, Row” è una superba ballata marinaresca, un leit-motiv della letteratura popolare e colta britannica che Richard riesce a far suo in maniera superba; e ancora, “The Boys of Mutton Street”, una folk-ballad che sembra voler fondere la tradizione americana di Woody Guthrie a quella inglese, una romantica “Precious One” degna di un film di Ernst Lubistch, l’ironica e amara “Should I Betray?”… È davvero difficile trovare una pecca in “Front Parlour Ballads”, l’unica cosa che effettivamente potrebbe lasciare perplesso l’ascoltatore più esigente è la registrazione a momenti aspra. Per tutto il resto, non bisogna che levarsi il cappello dinnanzi alle splendide canzoni che Richard Thompson ha composto, più virtuoso che mai. “Front Parlour Ballads” è indubbiamente un album solido e da raccomandare agli amanti del folk acustico, che ben si inserisce fra le ultime, ottime produzioni di questo straordinario artista.