Quello di ieri, Mercoledì 19 Ottobre, è stato uno di quegli appuntamenti a cui proprio non si poteva mancare: prima volta nella capitale per I Teenage Fanclub, amatissimo gruppo che ha saputo resistere allo Tsunami del brit-pop senza perdere in classe e senza ritoccare il proprio stile aggrappandosi a mode e tendenze. A dire il vero l'attaccamento alla propria personalità di essenziali rocker dai toni romantici/adolescenziali è stato al tempo stesso il marchio di fabbrica e il limite stesso del gruppo, che ha tuttavia sempre saputo dimostrare di “saperci fare”, creando melodie dirette basate sul suono caldo degli amplificatory valvolari e delle corposo sound delle 335. L'album in promozione è Man-Made, un gradito ritorno che non brilla come i precedenti lavori ma, come del resto tutti i dischi precedenti, segna un passo avanti ed una crescita nella composizione stilistica e nell'arrangiamento (sindrome da Badly Drawn Boy?) Dopo una lunga attesa (ma non c'erano I The Boy Least Likely To come apertura? E io che mi ero ascoltato più e più volte il cd per essere preparato!) I Quattro prendono posto sul palco. Si vede subito dalle loro facce che sono più “Teenage” dentro che fuori. Se Raymond MacGuinley mantiene un'impeccabile eleganza un po' anni 80, Norman Blake ha il volto segnato dai 15 anni di attività, sembra un misto tra Paul Macca (il che non è proprio un complimento visto che Macca ha almeno 20 anni in +) e Brian Adams (e anche questo non è un complimento. dico, Brian Adams!). Il vero Teenage è Gerard Love, il bassista per cui il tempo sembra davvero non passare mai (quanti anni gli date
dalle foto? Ecco, ne ha almeno 10 in più).Ma ciò che conta non è certo il look, conta lo spirito e l'energia, e i T.F. in questo sono ormai una garanzia. Il concerto non si concentra sull’album in promozione, spazia negli ultimi lavori, proprio per festeggiare questa prima data a Roma, mantenendo un occhio particolare per il prediletto del pubblico: Grand Prix, la cui track d'apertura (About You) è anche la stessa dello show. Il sound del gruppo è un piacevolissimo rock che spazia dal beat sixty (echi più dei Beatles che dei Kinks o Small Faces) al pop di classico stampo inglese (Quello che parte con gli Style Council e finisce con i Travis per intenderci). Il sapiente gioco delle 4 voci che si alternano al canto permette una varietà alle canzoni che i strumenti non avrebbero potuto dare. Il sound principale è sempre un overdrive fisso e non ci sono stati notevoli cambi di strumentazione (Ray ha usato la sua 335 con tremolo Bigsby per tutto il live, mentre Norman si è semplicemente alternato tra la 335 e la Les Paul). Anche I momenti acustici sono stati molto pochi, le canzoni proposte (più di venti complessivamente) sono state tutte in chiave elettrica, molto più coinvolgente e frizzante di quanto ci si potesse mai aspettare. Il pubblico che sotto il palco applaudiva I 4 eroi era per composto da curiosi (a testimoniare che i T.F. sono ormai un Nome) e pochi
affezionatissimi; tutti hanno assistito composti (forse anche troppo composti) ai brani, rimanendo coinvolti nei ritornelli killer, nei coretti catchy tipici degli ultimi due lavori. Impossibile npn sentirsi acora addosso la carica di I Need A Direction (molto più potente che sul singolo) con i suoi pah-pah-pah o la botta di Sparky’s Dream, ma più di tutto ha –per me-dato i brividi il classico Neil Jung, una canzone che tutti gli amanti del pop inglese dovrebbero conoscere. 15 anni sulle spalle e suonano molto più genuini e freschi dei preconfezionati Starsailor e simili, cercano anche di interagire con il pubblico, ma l’unica parola che sembra sappiano un un “C”razie più tedesco che italiano, concedono un corposo bis (5 pezzi) regalando al pubblico una versione live del loro primissimo singolo Everything Flows (da Catholic Education) per poi chiudere in bellezza con Don’t Look Back –potente come non mai- e The Concept. Speriamo che il tempo li mantenga sempre così giovani per almeno i prossimi 15 anni, o quel che basta per farli nuovamente tornare in Ialia!