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Troppo spesso si finisce per dimenticare i tedeschi Sieges Even quando si citano i pionieri del suono metal progressivo emerso alla fine degli anni 80. Sulle scene dal 1988, autori di almeno 2 ottimi dischi negli anni 90 (“A sense of change” e “Sophisticated”), scioltisi in seguito agli scarsi risultati di vendita delle loro opere, i Sieges Even dei fratelli Holzwarth (basso / batteria) e di Markus Steffen (Chitarra) tornano oggi con un nuovo cantante (Arno Menses), che tra l’altro supera la prova a pieni voti, e un disco nuovo, probabilmente il loro migliore di sempre. E non solo: “The art of navigating by the stars” contiene al suo interno tutto quello che di buono ha espresso il metal prog negli anni, ovvero tecnica, feeling, capacità di assemblaggio, notevoli progressioni armoniche, incastri ritmici, potenza. Un viaggio diviso in 8 splendide sequenze, dove emerge un gusto fuori dal comune e fanno capolino i tratti peculiari di una band che ha sempre fatto dell’ “articolazione” e della “stranezza” il proprio punto di forza. La prima sequenza “The Weight” è già da applausi, una mini suite bellissima in cui si rimane ammaliati dallo splendido ritornello e da una parte di cori armonizzati, con vaghi ricordi Yes, veramente godibile; questo in aggiunta ai soliti ingredienti stilistici quali ritmiche serrate su doppia cassa e fraseggi di clean guitars ad incastro. Si ha come dettaglio inedito una spinta verso la melodia che non ricordavo nei Sieges Even, una melodia che in più di una occasione richiama alla mente, senza ricorrere al plagio, i Fates Warning di “A pleasant Shade of Grey”, soprattutto in “Unbreakable”, traccia che mette in evidenza arpeggi sognanti e distaccati, vocalizzi perfettamente armonizzati e inseriti magnificamente in un contesto sonoro davvero efficace. C’è ovviamente spazio anche per una parte centrale di tecnicismi che non mostra il fianco dell’inutilità, tutt’altro, risultando davvero gustosa e, una volta tanto, musicale. L’opera scorre via piuttosto agevolmente, trovano spazio almeno altre 2 perle come l’articolatissima “Stigmata” e l’elegante “Blue wide open”, quest’ultima con un chorus fantastico, e nonostante si sia di fronte a qualcosa di molto complesso e ricercato, tra finezze stilistiche e concessioni al virtuosismo, i Sieges Even riescono nella difficile impresa di mantenersi ben lontani da quei territori musicalmente aridi in cui è possibile approdare quando suoni metal prog, rimanendo invece sempre al servizio delle varie composizioni mostrando intelligenza e classe davvero sopraffina. Dunque un grande ritorno, un disco che per quanto mi riguarda si guadagna la palma di miglior disco dell’anno per quel che concerne il metal progressivo. Voglio sbilanciarmi ulteriormente: se guardo indietro, il primo disco del genere che può qualitativamente competere con “The art of navigating by the stars” è lo splendido “Remedy Lane” dei Pain of Salvation. A buon intenditor ….