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Ci sono gruppi che rappresentano un genere, ne sono lo specchio, ascoltando i loro dischi puoi descrivere perfettamente una tendenza musicale. È il caso dei Broken social scene, collettivo canadese che riesce ad inquadrare perfettamente nei suoi dischi la classificazione: “indie-rock”. Il loro ultimo lavoro, l’omonimo album che ultimamente sta monopolizzando una piastra del mio stereo, è l’ennesima conferma di una pluralità di talenti uniti sotto la stessa bandiera. I Broken social scene sono come virus che ti si insinua sotto la cute, le loro armonie ti restano appiccicate senza però dare fastidio all’ascoltatore. E così si ha tra le mani l’ennesima conferma di un enorme talento, un disco dal suono pienissimo e perfetto che rappresenta tantissime anime, come un urlo globale. Già dopo il brano introduttivo con i suoi strambi fiati si arriva ad ascoltare i 14 brani del cd lasciandoseli scorrere addosso, ma con una immensa voglia di riascoltarli appena si chiude la sontuosa schizofrenia sonora dell’ultima traccia. Meno incisivo del loro capolavoro “You forgot it in people”, questa nuova fatica della band canadese contiene comunque parecchi brani veramente notevoli, senza ne discese ne salite ma con quel gusto per una musica goliardica e perfetta nel suo essere misto di tantissime esperienze musicali diverse che però unendosi acquistano questa forma lineare nel suo essere caotica. Impossibile analizzare i brani, sono talmente “totali” che più che di un apparato critico ci vorrebbe un intero saggio. Le tracce che più mi colpiscono a ogni ascolto sono la conclusiva “It’s alla gonna break” e la raffinatissima “Major lable debut” se proprio devo indicarvi le canzoni da ascoltare con più attenzione secondo il mio punto di vista. Un disco da ascoltare per gustarsi una delle esperienze migliori tra quelle che la musica indipendente mondiale propone.