Lo ammetto, io sono sicuramente la persona meno adatta, di tutte quelle presenti al Jailbreak, a descrivere questo concerto. Non ho il Jeans strappato, non ho né le allstar che fanno molto Ramones né lo stivaletto hard rock, Non ho neanche una toppa degli Scorpions o degli Ac/dc sparsa per tutto il corpo, è la giacca di pelle che porto è tanto per mimetizzarmi quanto per coprire la maglietta dei Super Furry Animals. Ma sono comunque qui, convinto By The Grace of God e degli Hellacopters stessi, unici veri eredi di quel rock crudo anni 60/70, figli diretti dei Sonics, degli MC5, potenti quanto serve, coatti quanto basta ma soprattutto sempre genuini a dispetto di chi li pensa “venduti” ad una Major, che avràsicuramente dato loro la High Visibility dell'omonimo disco del 2000, ma non è riuscita a piegarli a look e mode. Li vedi ora , li confronti con i loro anni 90, e sembrano esempre essere usciti dai 70 strafottenti e impertinenti. Il locale è pieno, anzi, a dir la verità straripa di gente e raccattare un posto in prima fila laterale è stata un'impresa ardua, ma essenziale. Non mi sembra certo il caso di stare in mezzo alla folla o sotto il palco, so bene cosa succederà. e mi sento un po' in colpa per non averlo detto a quel povero omino della security, magari sta pensando che il suo sguardo severo e l'aria incazzata basterà a tenere a bada un locale intero, e in ogni caso a dargli una mano c'è sempre la transenna. fatta con una corda (un solo uomo e una transenna di corda come secuirty? Ma mica siamo a un concerto dei Kings of convenience.). Aprono il concerto gli Small Jackets, band nostrana rodata da tempo e già supporto di Black Rebel Motorcycle Club. Non sono un patito del genere, ma non ci vuole un fanatico per capire che i ragazzi ci sanno fare alla grande, puro rock che forse hai piedi più nel 70/80 che nel 60/70, ma è comunque di grande impatto, e riesce in breve tempo non solo a piacere, ma soprattutto ad interessare al pubblico. Da musicista non posso esimermi dal far notare un Rickenbacker bianco a mascherina nera del bassista (lo voglio, anche se non sono bassista, lo voglio) e un chitarrista fenomenale, che ha incuriosito i musicisti presenti con una strana Stratocaster mancina suonata da destro. Mi dispiace non essere riuscito a fare una foto decente, ma provateci voi a scattare un click mentre 200 persone vi fanno headbanging attorno. Uno show breve ma che comunque ha lasciato il segno, di certo un'ottima conferma per quelli che già avevano sentito parlare degli Small Jackets, e un nome da ricordare per tutti gli altri curiosi. Nell'attesa del cambio palco, del classico “accorda le chitarra” “one-two-three” al microfono, bottiglie d'acqua (e ovviamente in questo caso anche di birra e jack daniels) davanti alle aste e asciugamani davanti ai microfoni, mi stupisce il pubblico hard rock, che aspetta pazientemente senza il più classico “hel-la-cop-ters” corale. O l'ancor più classico incitamento romano “e dajie” che per forza di cose sento a tutti i concerti. Finalmente e tutto pronto, e un po' come un biblico dividersi delle acque la platea si apre in due per far passare gli Hellacopters (Il Jailbreak, l'unico locale dove l'artista, per salire sul palco, deve attraversare il pubblico). Tra pacche sulle spalle, incitazioni che si sovrappongono a saluti e parole i 5 si posizionano in una formazione quasi da Power Ranger, Chitarra alla mano, gambe divaricate, qualche note per constatare che sì, l'arma e carica e pronta a far fuoco. Basta un 4 di batteria ed è l'inizio del delirio, un concerto che supera abbondantemente le 2 ore in un escalation sonora che si farà ricordare per i 3 giorni a venire (Con ogni concerto degli Hellacopters in omaggio ai partecipanti un simpatico fischio nelle orecchie che allieterà le vostre giornate per le prossime 72 ore), Non chiedetemi che canzoni hanno suonato, che album hanno fattto o quant'altro, ve l'ho detto, io degli Hellacopters non so niente, vi posso solo dire che sono dei grandi. Melodie spaccasassi, riff assassini, una sezione ritmica che tutti invidierebbero e soprattutto quello che tutti vogliono al di là del puro concerto: uno show. E' solo il primo pezzo, ma sembra come se fossimo a metà concerto tanto sono presi tutti quanti, da Robert Dahlqvistche non perde occasione di inginocchiarsi per terra levando al cielo la chitarra a Kenny Hakansoon, che dopo 3 giri è già sudato e unto come una foca. Nicke Andersoon ovviamente è il boss della situazione (anche per il suo completo anni 50), che osserva attentamente sia la situazione sotto il palco, dove migliaia di braccia si potraggono verso di lui (seppellendo il povero omino della security), che sul palco, dove la band sta letteralmente prendendo fuoco. Ogni stacco è buono per un ammiccamento complice, per lanciarsi nelle loro famse torsioni chitarristiche, un'estremo stretching musicale che (oltre ad evidenziare dei fisici asciuttissimi al limite del sottopeso) scatena ogni freno inibitorio degli appassionati presenti (No, non vi potrete mai fare idea di quanto è divertente vedere una persona che fa Air guitar con il sottofondo degli Hellacopters, per di più con gli Hellacopters stessi davanti che suonano). Sono una veria furia rock'n'roll, non lasciano tregua a nessuno, neanche alle loro chitarre che, piegandosi al loro impeto, perdono anche le corde (Robert ne ha rotte 2), ma vengono prontamente sostituite con le chitarre di scorta, nel più crudo dei modi, con il jack staccato al volo senza neanche mandare il suono in bypass… “Non c'è certo necessita di fare i perfettini, non siamo mica dai Kings of convenience”, mi ricordo da solo. Dopo più di 2 ore, capelli attaccati al volto, occhi lucidi e respiro ansimante, sembrano davvero aver finito il carburante, dopo aver dato tutto. E' l'ultimo pezzo, come viene annunciato al microfono, “e nessun concerto è un concerto rcok'n'roll -spiega prendendo fiato Nicke- se non si chiude… con KICK OUT THE JAMS!!!” Ed è il boato! la gente va letteralmente fuori di testa, il povero omino della security non capisce, non comprende, ma vede arrivarsi addosso persone passate di mano in mano dal pubblico, mentre attorno a lui un po' tutti cercano di saltare sul palco, di farsi strada tra la folla, o di fare più semplicemente casino. E' l'apoteosi. L'apoteosi di un concerto di cui avevo veramente bisogno (dopo Baustelle e perturbazione mi capirete anche voi) di un concerto in cui gli Hella non hanno dato tutto, ma di più, di un concerto che vi consiglio di non perdere se passa vicino alla vostra città. Di un concerto in cui, se non vi sentite bastardi come me, fareste meglio ad avvisare la security di chiamare i rinforzi, o lasciare direttamente libero il passo A proposito, nessuno sa che fine ha fatto il Povero Omino?