William Basinsky – The garden of brokenness

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Può sembrare incredibile ma se avrete la forza psicologica di accostarvi a “The garden of brokeness” di William Basinsky, potrete ascoltare un’unica traccia da 50 minuti di loop che vanno a adagiarsi su una semplicissima linea di pianoforte e non rendervi conto del tempo che passa. Non sono un “tecnico”, ancora meno capisco a pieno il lavoro che c’è dietro ad un disco di un artista simile, capace di dare con le sue costruzioni nuova linfa all’avanguardia pur rimanendo molto semplice, ma se siete pronti ad accogliere nel vostro stereo questo disco preparatevi a venire immersi in un’atmosfera amniotica densa di suoni che cercano di sfuggire all’udito dell’ascoltatore. Cosa ascolterete? Ascolterete quasi un’ora di rumori che vanno a fondersi per creare un’armonia perfetta, come dei fili che da soli non hanno bellezza ma che unendosi vanno a creare uno stupendo arazzo. Non è certo un disco semplice, e Basinsky non è mai stato un artista facile da ascoltare, ma questa lunghissima composizione è quanto di più vicino ci sia oggi ad una sperimentale e nuova musica classica, come una tenue sinfonia composta sfruttando le novità tecnologiche. “The garden of brokeness”, 50 minuti di viaggio musicale per palati esigenti e pronti a gustare qualcosa di complicato, malinconico ed estasiante.