E così in quel di Bergamo siamo giunti al penultimo appuntamento della rassegna “In ascolto”, dedicata al ventiseiesimo anniversario della morte della leggenda Ian Curtis. Stavolta spetta ai Baustelle il compito di soddisfare i fini orecchi degli spettatori dell’Auditorium di Piazza della Libertà, finora assai soddisfatti grazie a delle eccellenti performance di artisti d’alto calibro. E a band senese, una delle novità più interessanti nell’ambito del panorama indie italiano, non fallisce certo nell’impresa, avendo dato vita ad uno show perfetto sia dal punto di vista tecnico, sia soprattutto da quello emotivo. Il concerto è stato tutto sommato breve, un’ora e mezza scarsa, e la band ad alcuni sarà apparsa forse un po’ freddin a e distaccata, ma i Baustelle sono sono uno di quegli act che preferisce dar spazio a una valida performance lasciando da parte parole e discorsi tutto sommato inutili ai fini della musica. Così, a parte qualche breve presentazione dei pezzi, il pubblico dell’ Auditorium – ancora una votla praticamente tutto esaurito – ha avuto modo di godersi uno spettacolo magistrale con il meglio del repertorio della band in una quindicina di potenti brani, tratti soprattutto dall’ultimo album “La Malavita”. C’era in effetti molta attesa per lo show della band capitanata da
Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi, i quali non si son fatti pregare partendo al fulmicotone con “I provinciali”, conquistando da subito l’entusiasmo dei presenti. A questa efficace intro ha fatto seguito l’ironica “Sergio”, brano affettuosamente dedicato da Francesco al «pazzerello» del loro paese d’origine, e “A vita bassa” a completare l’opera di “riscaldamento” degli animi. L’Auditorium sembra il luogo ideale per proporre le sonorità pop elettroniche dal gusto retrò dei Baustelle, che a un certo punto sfoderano un trittico di brani che fanno esplodere l’entusiasmo dei presenti ora con la loro grinta, ora con il loro struggente lirismo: la sequenza “Revolver/Il corvo Joe/Un romantico a Milano”, tre brani de “La malavita” è stata semplicemente da brivido, e il pubblico ha intonato l’ultimo verso del “Romantico” dando l’impressione di togliere le parole a Francesco, stupito e soddisfatto. I giochi di luce, eccellenti come al solito, hanno inoltre
contribuito ad aggiungere ulteriore pathos alla performance, e oltre a questo i nostri hanno sfoderato anche una splendida cover “Vincenzina e la fabbrica”, intenso e commovente brano di Enzo Jannacci intonato da Rachele,; oltre a questo pezzo, memorabili sono state anche la splendida “La guerra è finita”, sempre tratta da “La malavita”, e alcuni pezzi dai vecchi album quali la nostalgica “La canzone di Alain Delon”, una voluttuosa “La canzone del parco” e una dolcieamara “Cin Cin”. Un concerto perfetto nel quale i Baustelle hanno saputo rendere, ricreando perfettamente le proprie particolari sonorità e anzi migliorandole con quel fascino che solo una bella performance dal vivo riesce ad aggiungere. L’esibizione è terminata coi sentiti ringraziamenti al pubblico da parte della band, visibilmente soddisfatta del riscontro ottenuto, e con un ultimo brano, “Le vacanze dell’83”, brano intriso di nostalgia tratto dal debut “Sussidiario illustrato della giovinezza” a cui il gruppo è particolarmente affezionato, e col quale è solito concludere ogni concerto. Un successo totale insomma, e c’è da giurare che in futuro i “malavitosi” Baustelle saranno sempre i benvenuti qui.