Cecilia
Luigi Tenco – Se stasera sono qui – Esprime tre delle caratteristiche che più mi appartengono e che ricerco nella musica e nelle esperienze umane: la semplicità, la profondità, la malinconia. E come tutti i grandi poeti riesce a trovare le parole e l’intensità per dire cose che tutti proviamo ma non sappiamo esprimere.
Eva Cassidy – Live at Blues Alley – Semplicemente mi fa piangere e mi fa sognare ad occhi aperti. E ne ho sempre bisogno.
Francesco
Beck – Mutations –
L’unico disco capace di farmi sentire vivo in questo
periodo arido di emozioni. Una sorta di dialisi che
depura da noia ed apatia. Ballate meravigliose e
sognanti, talmente semplici e dirette da disarmarmi.
Engerica – There Are No Happy Endings –
Da poco sciolti. Il loro disco del 2006 per la
Sanctuary Recs rimane uno dei migliori per quest’anno.
Sono francamente stufo di band pop che fanno rock e
viceversa. Loro sono contro, sono arrabbiati e,
soprattutto, non decidono a tavolino quello che devono
suonare.
Enrico
The evens – The evens – Folgorato completamente per l’intensità emotiva suscitatami dal vivo,sono la band che in questo momento riesce con poco,
quasi con la sola elaborazione vocale a lasciare il segno nei
meandri dei miei variegati ascolti. Una povertà di arrangiamenti
e di strumenti che testimonia il forte valore delle canzoni.
Wolf Parade – Apologies to the Queen Mary – E’ un album che raccoglie in sé un’intensità espressiva,
soprattutto a livello vocale, totalmente fuori dal comune.
Non c’è spazio nei loro brani per cali dinamici o timidezze:
le melodie sono sporche e vengono sparate in faccia a
trecento all’ora. Mi riferisco in particolare a canzoni come "Dear sons and daughters of hungry ghosts" oppure "I’ll
believe in anything" od ancora "Modern World", quest’ultima
forse la mia preferita.
Rocco
Eric Dolphy (feat Freddy Hubbard, Bobby Hutcherson,
Richard Davis, Anthony Williams) – out to lunch
anno 1964, blue note. intrecci e intersezioni. come un
goal della sampdoria sotto alla gradinata sud, al
novantesimo minuto di un derby in cui chi perde scende
in serie b.
Trentemoller – The last resort. 2006 poker flat. appena acquistato. "in bilico tra elettronica colta e sperimentazione.
tra deep dub, beats ed escursioni groovy (cit.)".
stupendo.
Federico
Ornette Coleman – The shape of jazz to come –
il disco che ha spianato la strada al free jazz!
Cut of mica – Finally it’s Friday –
Un disco che del free jazz se ne sbatte il cazzo anche perché è noise del
migliore!